logo-editoriali

Sherman Alexie

di Maresa Galli

Numero 188 - Maggio 2018

Scrittore, poeta, sceneggiatore, regista, Sherman Joseph Alexie Jr., nato a Wellpinit, nello Stato di Washington (USA), classe ’66, è un nativo americano che porta le tradizioni del suo popolo nei suoi romanzi.


albatros-sherman-alexie

Scrittore, poeta, sceneggiatore, regista, Sherman Joseph Alexie Jr., nato a Wellpinit, nello Stato di Washington (USA), classe ’66, è un nativo americano che porta le tradizioni del suo popolo nei suoi romanzi. Vissuto a lungo nella riserva di Spokane fino alle scuole medie, ha scelto poi di frequentare un liceo pubblico di Reardan. Alla Washington State University scopre in seguito la passione per il verso poetico e inizia a scrivere e pubblicare poesie. Della sua scrittura dice: “Appartengo alla tradizione di James Welch, Leslie Silko, Simon Ortíz; appartengo alla tradizione dei nativi americani e anche ad una tradizione letteraria più vasta. Scrivo in inglese, scrivo romanzi e racconti – che non sono una forma indiana. -taglio- Perciò faccio parte di quest’altra tradizione: John Steinbeck, Walt Whitman, Emily Dickinson, John Donne; Dante. Il problema è che nessuno vuole vedermi come parte di questa tradizione, nessuno mi vuole inserire nella tradizione della letteratura americana. Devo la mia carriera anche ad Allen Ginsberg; le mie poesie rimandano più ad Allen Ginsberg che a Simon Ortíz, perché Allen Ginsberg, e Walt Whitman prima di lui, ci mettono tutti in condizione di scrivere”. Alexie mette alla berlina gli stereotipi sul suo popolo con sapiente ironia, e ambienta molti suoi romanzi nelle riserve dei nativi (“The Lone Ranger and Tonto Fistfight in Heaven”). La sua opera “The Absolutely True Diary of a Part-Time Indian” (Diario assolutamente vero di un indiano part-time) è stata finalista al National Book Award, sezione giovani. Nel 2007, quando fu pubblicato negli Stati Uniti, fu osannato dalla critica che vide in lui un grande romanziere. Nel 2009 pubblica “Danze di guerra”, premiato con il PEN/Faulkner Award. Le sue storie parlano di identità, di appartenenza al territorio, alla famiglia, all’amore ma anche del sentimento dell’inadeguatezza che può spingere a compiere atti terribili, dal tradimento all’omicidio. Il suo cross over tra i generi lo rende scrittore appassionato, -taglio2- originale, capace di mescolare autobiografia e finzione, intervista immaginaria e verso poetico. Lo elogiano scrittori del calibro di Neil Gaiman e Nick Hornby ed oggi è tra gli autori più interessanti. Se le minoranze sono state spesso emarginate, il vero paradosso, sottolinea lo scrittore, “è che da qualche tempo molti non nativi si rivolgono alla nostra cultura, specialmente alla nostra religione, in cerca di qualche specie di salvezza. Hanno cercato di distruggerci, hanno cercato di assimilarci e di farci sparire, e adesso vogliono essere come noi. Molto divertente”, conclude con la consueta ironia. Tra breve anche in Italia si potrà leggere il suo nuovo romanzo autobiografico, “You don’t have to say you love Me: a Memoir”, la storia della sua vita mescolata a fiction e poesia. “I nativi – afferma Alexie - parlano di visioni, di cose che aspettiamo, immagini che ci arrivano e ci dicono chi siamo, chi siamo destinati a essere. Io ero destinato a essere uno scrittore, uno storyteller, e lo sono diventato. Voi sapete che in tutte le culture sono gli artisti che cambiano il mondo; sono i poeti e i pittori e i musicisti che cambiano il mondo”. Di sicuro lasciano un’orma indelebile.





Booking.com

Booking.com