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Se la moda chiama...

di Emanuela Chiumeo

La Filiera italiana del settore moda è un bene da preservare. La risorsa principale sono i giovani stilisti che, con l’aiuto di persone come Giulio Di Sabato, possono realizzare i propri sogni


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Abbiamo incontrato Giulio Di Sabato, Presidente di Assomoda, in occasione della Mercedes Fashion Week di Mosca. La sua carriera parte molti anni fa, quando il caso lo porta a Milano dove inizia il lavoro di assistente expo-manager per una grosso fashion-brand. Era il 1988 quando Di Sabato decide di aprire il suo showroom a Milano, SARI SPAZIO srl, primo multibrand. La sua grande intuizione fu quella di rivolgersi al mercato straniero, e per accedervi aveva bisogno di una struttura che gli fungesse da garante. Assomoda (Associazione degli agenti e distributori che agiscono nei settori abbigliamento, calzature, pelletteria, accessori e articoli sportivi.) senza costi onerosi, gli concede così un contratto di agenzia dando a Di Sabato la possibilità di avere un contratto di agenzia con cui presentarsi alle aziende. Inoltre, all’epoca non avrebbe potuto avvalersi di un avvocato, ed in quel momento ha capito quanto sia importante avere una struttura che supporta l’avviamento di un’attività. Da allora, si è ripromesso di ricambiare , aiutando i giovani ai loro primi approcci nel settore moda. Giulio Di Sabato è stato socio di Assomoda per tantissimi anni, per poi diventarne prima consigliere e poi Presidente, incarico che copre da tre anni.

Cosa sta succedendo nel settore moda italiano?

“Il settore moda occupa il secondo posto in Italia dopo quello automobilistico, e va considerato nella sua composita rete di attività. Si passa dal mestiere sartoriale, artigianale, al design fino a raggiungere il settore industriale. Le istituzioni, dagli anni ’60 quando l’industria della moda è incominciata a crescere, fino ad oggi, hanno ignorato tale potenziale. Qualcosa sta cambiando però, e dopo più di 50 anni per la prima volta, un Presidente del Consiglio ha partecipato all’inaugurazione della settimana della moda di Milano.” -taglio- L’Italia, nel settore moda, è l’unica filiera ancora esistente al mondo...

“Si, e su questo dobbiamo far crescere la nostra forza! Partiamo dai filati fino ad arrivare alle piccole e medie imprese manifatturiere, che sono spina dorsale del design italiano. Dopodiché passiamo alla distribuzione intermedia ed infine raggiungiamo la vendita al dettaglio. Assomoda è una di queste filiere. Inoltre, nella piattaforma formativa bisogna far comprendere ai giovani che si affacciano al mondo della moda che non esiste solo la figura del designer, ma che ci sono altrettanti lavori importanti ai fini della realizzazione di una collezione.”

A tale proposito, cosa si sta facendo per i giovani stilisti?

"I giovani designer sono la linfa del nostro settore e rappresentano una parte della filiera. Dal 2005 è stato introdotto un meccanismo di protezione dei giovani stilisti: da agenti, ci siamo trasformati in distributori accollandoci i rischi connessi alla diffusione di un brand. Il giovane designer può organizzare uno show e vendere poi la collezione. -taglio2- Se uno di essi riesce a vendere la sua collezione a 1 milione di euro, da noi distributori riceverà quella cifra a prescindere dal crollo della valuta nazionale del Paese acquirente. Si tratta di una garanzia importante per un giovane stilista che ha bisogno di un flusso continuo e certo di capitali. Il distributore sviluppa inoltre campagne PR e cura le vendite online. Infine, utilizziamo anche un'azione diretta parlando delle giovani promesse con i nostri buyers cinesi, russi, indiani.”

Per premiare e preservare sempre più la filiera italiana Assomoda, Camera di Commercio e Sistema Moda Italia, hanno firmato un accordo, per alcune attività, di operatività congiunta...

"Si, mi piace definirlo un ‘tavolo condiviso’ di confronto tra i diversi protagonisti, compresi quelli della distribuzione intermedia e finale come showroom e negozi, che insieme alle fiere promuovono i prodotti a valle ed offrono visibilità alle nuove leve del fashion. Lo scopo è di utilizzare anche nel settore moda, quelle sinergie che il più delle volte in Italia non vengono sfruttate."





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