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Scommesse vincenti

di Laura Fiore

Numero 189 - Giugno 2018

Sta per aprirsi la stagione del Flower Festival, evento che anche quest’anno regalerà momenti musicali assolutamente da non perdere


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Anche quest’estate sarà ricca di musica live, uno degli eventi più attesi è senza ombra di dubbio il FLOWERS FESTIVAL, giunto alla sua IV edizione e che avrà luogo a Collegno. Una cornice perfetta, quest’ultima, che è in grado di raccogliere ben 5000 spettatori. In particolare, l'area spettacolo sarà allestita nello spazio insonorizzato noto come Cortile della Lavanderia, è racchiusa da due delle grandi esperienze di riprogettazione urbana messe in atto dalla Città di Collegno: la Lavanderia a Vapore, eccellenza della danza contemporanea internazionale e il Padiglione 14, centro culturale giovanile. Durante il FLOWER FESTIVAL 2018, prosegue la tradizione dei grandi spettacoli di teatro e musica che hanno contribuito al rinnovamento di questi luoghi meravigliosi. Noi di Albatros abbiamo incontrato il direttore artistico Fabrizio Gargarone.

Partiamo subito dalla IV Edizione del Flowers Festival, cosa ci si deve aspettare quest’anno?

“Questa nuove edizione del Flowers Festival è divisa in due parti: una dedicata ai 40 anni della Legge Basaglia, perché il Flower Festival si tiene in quello che fu un celebre manicomio, poi recuperato a luogo di cultura. -taglio- Ci saranno quindi degli spettacoli riconducibili all’esperienza Basaglia, il primo in programma il 4 luglio, è la nuova opera di Giovanni Lindo Ferretti che ha creato un concerto teatrale che si intitola ‘Perizia psichiatrica nazional popolare’; successivamente il 6 e 7 luglio il gruppo Eugenio in via Di Gioia (per restare sempre sul tema della follia) si esibirà in “Giovani illuminati”. La seconda parte, infine, sarà dedicata completamente alla musica live: dal 10 di luglio in poi, nel main stage parte il cartellone musicale caratterizzato dalla nuova ondata pop italiana.”

Una line-up ricca di nomi importanti, che rappresentano le nuove tendenze della musica italiana. Secondo te a cosa è dovuto questo cambio di direzione?

“In realtà non lo definirei un cambio di direzione, non c’è nulla di così rivoluzionario, ma c’è un fatto che è accaduto sotto gli occhi di tutti e che è passato un po’ inosservato: al Concertone del primo maggio a Roma, quando Sfera Ebbasta si è esibito, tutta la piazza ha cantato le sue canzoni ed era la stessa piazza che ha cantato le canzoni di Gianna Nannini o delle Vibrazioni. Questo ha svelato come la nuova ‘onda’ italiana forse, alla fine, così nuova non è. Non so a cosa è dovuto, ma mi sembra ci sia una grande continuità con il pop nazionale, non è antagonista o differente, è una tendenza molto lineare. Altrettanto interessante è il fenomeno romano devastante: gli artisti che stanno facendo numeri grossi davvero, già dalla penultima ondata dove metto dentro i The giornalisti o Mannarino, sono all’apice del successo con nuovi nomi come Coez, Gemitaiz, Carl Brave e così via. I primi segni di questo fenomeno, però, li abbiamo avuti tre anni fa quando il tour del trio Gazzè – Silvestri – Fabi, anche loro romani, ha fatto dei numeri clamorosi. Roma ha in mano il mercato, e questa cosa viene confermata da tutte le singole uscite degli artisti e dai vari featuring interni, lo scambio è continuo.”-taglio2-

Nel suo lavoro bisogna avere la giusta intuizione, quale artista ha rappresentato la sua ultima scommessa?

“Coez. Quando ho sentito le prime note del singolo di Coez, ho parlato col suo managment a Milano e ho detto ‘amici voi non lo sapete ancora, ma siete seduti su una barca di soldi!’. Il singolo di Coez, ‘faccio un casino’, è stato scritto da Contessa ed era evidente che fosse una bomba perché ha aperto le porte ad un genere che ancora non era sviluppato in Italia: il pop-indie.”

In questi tre anni di Festival, c’è un momento che ricorda particolarmente?

“Una cosa che mi ha colpito è stato quando ho fatto il concerto di Gianna Nannini, non sapevo che lei fosse stata un’operatrice psichiatrica, dopo il live stavamo parlando del più e del meno e la Gianna raccontava con molta sincerità questa sua esperienza. Quel suo modo mi ha colpito, Gianna Nannini è un’artista interessante anche nella sua sfera privata e che apre mondi con coraggio. Basta pensare alla sua maternità, dimostrazione del cambiamento della società odierna.”

Tirando un po’ le somme della sua carriera fino ad oggi, c’è qualcosa che non rifarebbe e soprattutto cosa si aspetta dal futuro?

“Rifarei tutto, sono una persona positiva quindi anche dalle cose più futili cerco sempre di imparare qualcosa. Sto lavorando da due anni su un progetto riguardante David Lynch; vorrei realizzare una visione a 360 gradi sul suo lavoro, sulla sua opera cinematografica, fotografica, e anche sui suoi interessi musicali. Si tratta di una persona abbastanza complessa, infatti di tutti i suoi lavori non gli interessa molto, Lynch è concentratissimo sulla meditazione trascendentale quindi per approcciarsi a lui bisogna partire proprio da quest’ultimo aspetto. Io, però, non ne so nulla e non sono molto interessato, quindi è difficile tenere insieme le nostre esigenze. Speriamo bene!”





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