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Rinascita

di Maresa Galli

Numero 181 - Ottobre 2017

Un evento unico nel suo genere, fatto di monologhi recitati nei beni confiscati alle mafie


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Giunto con successo alla sua seconda edizione, Teatro Deconfiscato ha fatto di nuovo centro convogliando pubblico ad Afragola, in un immobile sequestrato ad un clan camorristico e assegnato al Consorzio Terzo Settore, gruppo di associazioni che si spendono nel sociale e che ha ribattezzato il bene “Antonio Esposito Ferraioli”, dal nome del giovane sindacalista ucciso dalla criminalità organizzata. Format unico nel suo genere in Italia, nasce da un’idea di Giovanni Meola, autore, sceneggiatore e regista da sempre attento al teatro d’impegno civile e si avvale del contributo del Comune di Afragola. Tre i monologhi in scena per parlare di diritti umani, immigrazione ed emancipazione femminile. I lavori sono stati pluripremiati e girato l’Italia e si avvalgono di bravissimi attori. Ogni serata è introdotta da brevi incontri con personaggi della società civile che raccontano le loro esperienze, intervistati da giornalisti dei quotidiani Il Mattino, Corriere della Sera/Corriere del Mezzogiorno, La Repubblica: il giudice Catello Maresca che ha catturato i casalesi ancora latitanti, l’europarlamentare Claudio Fava, la giornalista Luisella Costamagna. La loro testimonianza spiega l’importanza del riutilizzo del grande numero di beni confiscati alle mafie, nella risposta forte e vincente del teatro civile, cultura viva. “Il format di Teatro Deconfiscato – spiega Meola - nasce dalla volontà di abbinare un certo tipo di teatro attento a storie e temi di forte impatto senza essere didascalico ma allo stesso tempo non commerciale, e dei luoghi fortemente simbolici come i beni confiscati alle mafie che troppe volte non vengono reimpiegati dalle comunità. -taglio- Ecco, questo abbinamento mi sembrava potesse funzionare ed essere di forte impatto e così è stato. Lo scorso anno ho scelto spettacoli che raccontassero appunto le tre mafie principali del nostro paese mentre quest'anno temi altrettanto importanti e sentiti: i diritti umani negati ne ‘Il Sulfamidico’, l’immigrazione raccontata in ‘Albania Casa Mia’ e l’emancipazione femminile di ‘Dita di Dama’. Tutti e tre gli spettacoli di quest’anno poi hanno la caratteristica di essere allo stesso tempo drammatici e leggeri, commoventi e a tratti divertenti. Questo grazie alle straordinarie performance dei tre interpreti, rispettivamente Enrico Ottaviano, Alexandros Memetaj e Laura Pozone. Devo ammettere che scegliere questi spettacoli è stato innanzitutto scegliere questi tre bravissimi attori. La manifestazione si è tenuta di nuovo presso la Masseria Ferraioli che da quest’anno è stata assegnata ad un consorzio di associazioni a sfondo sociale che, credo e spero, possano creare un piccolo polo anche culturale, oltre che agricolo, che è la loro prima mission. L'amministrazione comunale di Afragola ha creduto in questo mio format e in questa seconda edizione e la mia compagnia, Virus Teatrali, si è occupata della produzione esecutiva. Io firmo questa direzione artistica con enorme gioia e ringrazio tutti i collaboratori senza i quali sarebbe stato impossibile far vivere di nuovo il nostro Teatro Deconfiscato”. Taglio del nastro con “Il sulfamidico” di Giovanni Meola, interpretato da Enrico Ottaviano, monologo che racconta la storia di un ragazzo allergico agli antibiotici e ai sulfamidici -taglio2- che conosce per caso un argentino scampato alle torture della dittatura che, a sentir nominare i mondiali di calcio Argentina '78, oppone la sua allergia a quella storia, a quei ricordi, al calcio, ai sulfamidici stessi. “Albania casa mia”, di Giampiero Rappa, è ambientato in una data fatidica: febbraio 1991, anno nel quale in Albania il regime comunista collassa, dopo 45 anni, e migliaia di persone si riversano sui barconi avendo come mete l’Italia e l’Occidente. Tra questi, il trentenne Alexander e un bimbo di appena 6 mesi, Alexandros. I due destini, apparentemente lontani, si incrociano fino a scoprire che si tratta di padre e figlio. Divertente e toccante, è una storia che colpisce al cuore. L’autore e attore della pièce, Alexandros Memetaj, racconta la propria vita interpretando se stesso e il ruolo di suo padre. Chiude la rassegna “Dita di dama”, di Laura Pozone e Massimiliano Loizzi, monologo nato da un adattamento del romanzo di Chiara Ingrao ambientato ad inizi anni ’70, quando nasce lo Statuto dei Lavoratori, ancora oggi una delle normative fondamentali della Repubblica Italiana in tema di diritto del lavoro. Tra commozione e sorprendente comicità, il pubblico segue le vicende di 14 personaggi, durante gli anni delle lotte operaie, storia al femminile di emancipazione della diciottenne operaia, futura sindacalista, personaggio emblematico di quegli anni di tensioni sociali e lotte sindacali. Brava la Pozone che dà vita in scena ai diversi personaggi – unicità e magia del teatro.





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