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Qualcosa da dire

di Gennaro Santarpia

Numero 184 - Gennaio 2018

Questa volta è deciso a fare le cose sul serio Max Grassi, che con l'album "Bogart Hotel" racconta la sua musica


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Max Grassi è un cantautore e giornalista romano, che cresce nell’hinterland milanese. Da sempre super appassionato di musica, già negli anni del liceo si unisce a diverse band, fino all’incontro chiave, quello con Lorenzo Galletti, ancora oggi compagno inseparabile dei suoi percorsi musicali. Di lì a breve, unendo la passione per la letteratura a quella per le note, Max inizia a scrivere canzoni che formeranno i suoi primi due dischi autoprodotti: “Dove inciampano i sogni” (1997) e “Dopo la pioggia” (1998). Allo stesso tempo, Max diventa giornalista professionista - dopo essersi occupato di spettacolo, cultura e politica approda definitivamente al giornalismo sportivo - e comincia, penna alla mano, a girare il mondo per raccontare eventi tra i più rilevanti. Completamente assorbito dal lavoro, passeranno dieci anni prima di autoprodursi un nuovo disco; “La vita che resta” vede la luce infatti solo nel 2008. Un disco meno intimo e più narrativo che seppure sempre nell’ambito dell’autoproduzione si avvale di importanti collaborazioni come Livio Magnini e Daniele Cavallanti. Dal 2016 lavora alla realizzazione del suo vero disco d’esordio “Bogart Hotel” uscito alla fine del 2017.

“Bogart Hotel” è il titolo del tuo nuovo disco, uscito da poco più di un mese: quali sono stati i primi feedback?

“Le prime recensioni sembrano essere state decisamente positive, siamo molto contenti poiché quello che ci premeva era che uscisse un po’ la qualità di questo disco, nel quale ci abbiamo messo tanta passione e tanto lavoro. È stato definito da molti un concept album, per le undici stanze che compongono ‘Bogart Hotel’ e sinceramente siamo stati molto soddisfatti perché è piaciuto a tutti.” -taglio- A cosa si deve questo titolo?

“Il titolo è venuto fuori perché c’è questo piccolo hotel a Milano, con un Humphrey Bogart all’ingresso. Mentre registravamo le canzoni, la sera, io e Lorenzo Galletti (il mio gemello musicale) passavamo davanti a questo albergo, ed a un certo punto mi è venuto spontaneo scrivere questa canzone e dopodiché abbiamo capito che poteva essere il filo conduttore del disco. Abbiamo scartato i pezzi che non erano in linea con l’idea di creare queste stanze in cui le persone si raccontavano, e così abbiamo tenuto e composto la tracklist del disco seguendo queste ipotetiche undici stanze dove queste persone non si sa perché decidono di raccontarsi.”

Lorenzo Galletti, è un compagno inseparabile dei tuoi percorsi musicali, come nasce la vostra collaborazione?

“È nata sui banchi del Liceo. Dopodiché in estate, ero in vacanza in Toscana, lui sapeva che io fossi lì e così mi ha cercato tra mille camping e quando mi ha trovato, la prima cosa che gli ho detto è stata ‘guarda ho scritto una canzone, te la faccio ascoltare’. Da quel momento è partito tutto. Con Lorenzo c’è stata fin da subito una forte affinità musicale, abbiamo cominciato a lavorare insieme, a scrivere canzoni senza più separarci. Lui è fondamentale perché fa una selezione a monte e poi comincia a tagliare il superfluo e infine vengono fuori i pezzi così come li ascoltate.” -taglio2- Hai pubblicato anche due dischi autoprodotti “Dove inciampano i sogni” (1997) e “Dopo la pioggia” (1998). Come pensi sia cambiata la tua musica da questi due lavori discografici?

“Prima erano, appunto, dei meri lavori. C’erano delle canzoni, si lavorava, si chiamava qualche musicista e si andava in studio. Non vi era, però, una prospettiva ampia, non avevamo un orizzonte largo sulla nostra attività musicale, eravamo contenti così. Non eravamo interessati ad approfondire più di tanto la cosa, presi forse ognuno dalle proprie attività di tutti i giorni. Quando abbiamo iniziato a lavorare al ‘Bogart Hotel’, invece, abbiamo subito deciso di cambiare marcia e provare a fare qualcosa di diverso: un disco più ampio, fare le cose bene e in grande per provare a dire la nostra. Speriamo di esserci riusciti!”

Oltre ad essere un musicista, ami la scrittura ed in particolare il giornalismo. Per dieci lunghi anni hai, infatti, messo da parte la musica per lavorare in questo ramo. Quando ti sei reso conto di voler ritornare all’origine?

“Mah, in realtà le persone quando ascoltano le mie canzoni, dicono che questa è la mia strada. Anche se ho un amore sconfinato per il giornalismo e non l’ho certo abbandonato. La mia passione non è diminuita, mi trovo benissimo a vestire questi due abiti contemporaneamente.”





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