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Moda ecosostenibile

di Gennaro Santarpia

Numero 187 - Aprile 2018

Il favoloso mondo della moda italiana ed internazionale sta tentando un nuovo approccio: quello dell’eco-sostenibilità


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Durante l’incontro promosso dalla Camera nazionale, sono state numerose le indicazioni ed i consigli utili per la creazione di un approccio più eco in tutta la filiera mondiale. In particolare, quelli che “contano” si sono riuniti nella città di Milano unitamente ai manager responsabili della sostenibilità nelle maggiori case di moda italiane e internazionali, per la seconda “International roundtable on sustainability” promossa dalla Camera nazionale della moda italiana, in partnership con Swarovski. Un incontro, questo, aperto per la prima volta anche ad alcuni giornalisti. Fulcro del dibattito: il tema della sostenibilità nel mondo del fashion che, in termini di inquinamento ambientale, è al secondo posto fra le industrie globali, proprio come ha dichiarato Carlo Capasa - Presidente dell’ente camerale. “Il fatto che l’Italia rappresenti gran parte del business e della produzione europea del fashion non è solo positivo ma anche una grande responsabilità che noi sentiamo”. -taglio- Partendo da questa considerazione, quindi, le case di moda devono necessariamente pensare al futuro, cambiando le dinamiche laddove possibili. Secondo recenti dati, condivisi anche in ambito Onu, le emissioni di gas a effetto serra generate dalla produzione di tessuti sono pari a 1,2 miliardi di tonnellate all’anno. Ma non è il solo aspetto insostenibile: in ballo c’è anche il consumo d’acqua e le cattive abitudini dei consumatori, anche quella di comprare abiti per poi non indossarli mai. Infatti, secondo un’analisi McKinsey, in quasi tutte le categorie di abbigliamento, i consumatori conservano i capi la metà del tempo rispetto a quindici anni fa, prevedendo un approccio quasi monouso per quelli più economici, con meno di dieci occorrenze di utilizzo. Altro tema saliente dell’incontro milanese è stato ridisegnare l’utilizzo di prodotti chimici nei cicli produttivi, concepire l’economia della moda in senso circolare e sfruttare le potenzialità del digitale nella fashion supply chain. Nel nostro Belpaese, a metterci sulla retta via, ci pensa la Camera nazionale della moda, che nel 2011 ha istituito il tavolo di lavoro sulla sostenibilità e che, in occasione di questo incontro, ha rilasciato anche le Linee guida sui requisiti -taglio2-eco-tossicologici per miscele chimiche e scarichi industriali. Un documento rivolto ai protagonisti del settore, coinvolti nei processi della manifattura, al fine di definire “limiti impegnativi ma ragionevoli” all’uso di composti chimici nei processi, con annesse problematiche sullo smaltimento. Raccomandazioni quindi, guardando all’intera catena di produzione, che seguono quelle già emesse nel 2016 per il segmento degli accessori, dei beni in pelle e del footwear. A elaborare il documento la tavola rotonda dell’organizzazione, ma anche la commissione sulla sostenibilità che vede schierati i più grandi nomi della moda italiana (Gucci, Versace, Armani, Prada, Valentino), con il supporto di altri attori, come le associazioni di settore. Claudio Marenzi, presidente di Confindustria Moda e presidente di Herno, ha presentato insieme a Capasa le linee guida e ha commentato: “È molto importante quello che potremo fare in futuro per un mondo più sostenibile e pulito, ma è molto più importante quello che possiamo fare ora e le linee guida rappresentano qualcosa di fattibile subito dalle aziende”.





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