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MARCO ARMANI

La mia sfida

di Laura Fiore

Numero 190 - Luglio-Agosto 2018

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Il cantante interprete di “Tu dimmi un cuore ce l'hai”, brano cult degli anni ’80, non ha mai messo da parte il suo forte legame con il mondo della musica ed oggi è tornato più forte di prima


Erano gli anni ’80, ed il pubblico italiano impazziva per Marco Armani, artista pugliese che debuttò in tv partecipando al programma cult “Domenica In” con il brano “Domani”. Dopodiché Armani, ha partecipato a ben cinque festival di Sanremo, e nell’edizione del 1985 il brano “Tu dimmi un cuore ce l'hai” diventa il suo biglietto da visita. Da quel momento, anche se con alti e bassi, Marco Armani ha continuato a fare musica e il suo ultimo lavoro discografico risale al 2007, anno in cui ha pubblicato l'album “Parlami d'amore”, nel quale ha reinterpretato 10 brani di Cesare Andrea Bixio, classici della canzone italiana che vanno da “Parlami d'amore Mariù” a “Mamma”. Qualche mese fa, però, abbiamo avuto la possibilità di ritrovarlo in prima serata su raiuno, come uno degli artisti in gara al programma “Ora o mai più”. È stata proprio questa l’occasione che ha dato la possibilità al pubblico di apprezzare ancora una volta Marco Armani e la sua musica e riscoprire quell’amore che in realtà non era mai svanito. Al momento, Armani è in radio con il suo nuovo singolo “Non ho tempo”, al quale seguirà anche un nuovo progetto discografico. Noi di Albatros l’abbiamo incontrato per farci raccontare la storia di questa grande artista.

Sei stato parte del cast del programma di rai uno “Ora o mai più”, che tipo di esperienza è stata?

“Quando mi hanno chiesto di partecipare a questa trasmissione il titolo non era dei più quieti, sai, sentir parlare di ‘ora o mai più’ rappresenta una scadenza categorica che adesso non mi si addice. Nella vita per qualsiasi cosa, credo ci sia sempre una possibilità. L’importante è volerlo davvero, però, ho capito che alla fine con questo titolo l’intento era incuriosire il pubblico. Proprio quest’ultimo ha messo alla prova degli artisti che in passato hanno avuto un buon successo e che sono ricordati ancora dalla propria generazione. Così mi sono trovato in questa kermesse, e seppur rispetto ad altri abbia fatto diversi album e non mi sia fermato solo a cinque Festival di Sanremo - che non sono pochi - amo mettermi in gioco. Reputo ogni nuovo disco o programma rappresenti un esame, una sfida contro se stessi che ti porta a rimboccarti le maniche. Ho visto questa trasmissione come una nuova possibilità di esprimermi e ritornare a dire le cose che sento.”

È uscito da poco un nuovo singolo “Non ho tempo”, cui seguirà anche un album. Come nasce questo brano?

“Tengo particolarmente a questo singolo, poiché nasce a seguito di quasi 10 anni di silenzio dal punto di vista discografico. Non si tratta di una canzone che avevo nel cassetto, infatti, l’ho scritta appena tre mesi fa: è una canzone fresca e che mi rappresenta. Soprattutto il testo, è ispirato dal poeta brasiliano Mário de Andrade: l’ho trovato contemporaneo e rappresentativo. Così ho rivisto e corretto il testo, riportandolo a me, ma allo stesso tempo conservando la bellezza della sua poetica. Tutto gira intorno al concetto del non avere tempo per perdere tempo. Io, arrivato alla boa dei 50 anni essendo stato fortunato ad arrivare fino a questa età, ho il dovere di non sciupare il tempo che ho a disposizione e questo vale anche per i miei coetanei. Certamente dopo una certa età, è già un miracolo essere in salute quindi bisogna cercare di vivere con le persone che si ritengono ricche di umanità, e che siano positive per la propria persona. Questo è il messaggio della canzone, e ad accompagnarla vi è una musica al passo con i tempi e una melodia esplosiva.”

È fatto noto che il mondo della musica è cambiato ed è in continua evoluzione. Credi che questo progresso abbia fatto bene a quest’ambiente?

“Mah, sì, non rimpiango i vecchi tempi! Alla fine il nostro modo di esprimerci rappresenta quello che stiamo vivendo: un momento di protesta, di non contentezza per le sorti del nostro paese ed il nostro mondo, nessuno è felice di come la vita in Italia e nel mondo si stia evolvendo. Attualmente è possibile percepire lo sconforto verso questa società maggiormente nella musica rap, se ci pensi si fa prima a parlare che cantare, questa caratteristica lo rende un genere predominante. Credo, però, nei cicli e nei ricicli storici: non ci siamo inventati nulla, ahimè il meglio è stato già scritto! È solo questione di tempo e di momenti, durante i quali si riapprezzeranno determinati stili con un ritmo contemporaneo; noi italiani come indole proveniamo da Verdi e da Puccini, i maestri della melodia, quindi non possiamo dimenticarci degli insegnamenti che ci sono stati lasciati dai più grandi. A livello musicale, siamo unici al mondo!”

Che ruolo ha ed ha avuto, quindi, la musica nella tua vita?

“La musica ha un ruolo predominante da sempre nella mia vita, perché mi sono avvicinato ad essa all’età di 5 anni. Quindi ho sempre avuto voglia di scrivere, cantare, esprimermi, anche se non mi sono mai fatto prendere a tutti i costi da quello che circonda il panorama musicale. Trent’anni fa, c’era forse un po' più di spessore, si ascoltava con più attenzione. Oggi, è cambiata anche la diffusione della musica, ora fa da sottofondo alla nostra vita. Prima ascoltare una canzone era un rito, ci si metteva in tanti ad apprezzare le note, ora invece la radio, la televisione… sono degli accessori abituali e quindi non sempre si presta attenzione. La nostra solitudine la riversiamo attraverso la musica che è sentita in una maniera differente.”

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