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Libertà dipinta

di Maresa Sottile

Numero 180 - Settembre 2017

Grande Mostra a Milano di Charlotte Salomon nel centenario della sua nascita


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Charlotte Salomon nasce a Berlino nel 1917, di agiata famiglia borghese ebrea tedesca. Il padre era un chirurgo professore universitario, studioso e precursore della mastectomia e della mammografia. Eppure la tragedia segnò tutta la sua vita: la madre morì quando aveva nove anni e Charlotte solo anni dopo scoprì che si era suicidata, come altre donne della sua famiglia e lei stessa fu vittima di una forte depressione. Dotata per il disegno ebbe difficoltà a portare avanti i propri studi all'Accademia di Belle Arti di Berlino date le leggi razziali naziste, infatti unica allieva ebrea, ne fu poi cacciata. Quando Charlotte aveva tredici anni il padre si risposò con una famosa cantante lirica che insegnò molto sulla musica a Charlotte. Il padre venne arrestato dopo la Notte dei Cristalli, liberato ma ormai senza lavoro sia lui che la moglie, fuggirono in Olanda. Frattanto i nonni materni avevano portato via Charlotte, prima in Italia e subito dopo in Francia, nella loro casa vicino Nizza. -taglio- A Nizza Charlotte salvò la nonna da un tentativo di suicido ed in questa occasione venne a sapere che anche la madre si era suicidata, come anche altre donne della famiglia. La nonna morì al secondo tentativo di suicidio e Charlotte ne restò sconvolta. Poi anche lei ed il nonno vennero arrestati ed internati. Liberati per le condizioni di salute del nonno, che infatti dopo poco morì, tornarono a Nizza. Qui Charlotte sposò un giovane pittore, Alexander Nagler, ma furono presto arrestati e deportati, traditi da un collaborazionista francese. Charlotte aspettava un figlio e pare che lo stesso giorno del suo arrivo ad Auschwitz, finì nella camera a gas. Era il 10 ottobre 1943.bSia pur vissuta solo ventisei anni Charlotte ha lasciato una serie di ben 769 dipinti autobiografici intitolati: “Vita? o Teatro?”, nei quali unisce disegno, scrittura, musica, fumetto, in un linguaggio estremamente all'avanguardia per i suoi tempi. Complessivamente realizzò 1325 lavori a guazzo, testimonianza poetica non solo del proprio vissuto, ma di quello che andava accadendo intorno a lei, quindi testimonianza storica. -taglio2- E viene spontaneo il parallelo con Anna Frank. La pittura fu per lei liberatoria e terapeutica per tutti i traumi subiti. Ma anche una ricerca per comprendere ciò che avveniva a lei ed intorno a lei. Poco prima dell'arresto, Charlotte lasciò il proprio lavoro nelle mani di un amico, il dottor Moridis, medico di Villefranche sur Mer, con l'incarico di affidarlo ad Ottilie Moore, una ricca amica americana impegnata a salvare gli ebrei, che portò tutto con sé negli Stati Uniti. Alla fine della guerra, nel 1947, Ottilie consegnò le opere di Charlotte al padre che le conservò per dieci anni prima di decidere di farle esporre al Rijksmuseum di Amsterdam, dove ormai viveva e lavorava dalla fine della guerra. Le opere infine furono donate, in un Fondo a nome di Charlotte, al Jood Historisch Museo di Amsterdam. Una grande mostra milanese nel marzo-giugno del 2017, le ha dato una giusta visibilità anche in Italia. In realtà su di lei sono stati scritti ben due libri: “Charlotte, la morte e la fanciulla” di B. Pedretti (curatore anche della Mostra milanese) per Skira e “Charlotte” di D. Faenkinosper per Mondadori.





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