logo-editoriali

Le risorse del silenzio

di Pasquale Matrone

Numero 191 - Settembre 2018

Ci si affida alla scrittura, sicuri di farne strumento utile a penetrare la realtà e a individuare le risorse necessarie a integrarne le carenze, a correggerne i difetti, a stimolarne la rigenerazione


albatros-le-risorse-del-silenzio

Ci si affida alla scrittura, sicuri di farne strumento utile a penetrare la realtà e a individuare le risorse necessarie a integrarne le carenze, a correggerne i difetti, a stimolarne la rigenerazione. Si procede con un atto di fede; ci si sforza di scoprire codici adatti a intraprendere con gli altri un dialogo costruttivo. Si scrive, dunque, quando ci si accorge di non essere riusciti a tradurre in fatti pensiero e progetti, di aver mancato il bersaglio... -taglio- Ora, lontano dalla luce dei riflettori, e prima di affidarsi al foglio bianco e all’inchiostro, ci si convince che occorre innanzitutto tacere, confrontarsi col silenzio, ritrovare il proprio sé più autentico, debellare inquietudine e frustrazioni.

Silenzio e quiete sono l’unica cura contro la frenesia del mondo contemporaneo. Dicono: “Il tempo non mi basta a fare le cose che devo…”. Devo? Chi lo ha deciso? Perché? Il mito di dover fare tutto è alimentato da pseudo occupazioni, dai mass media e dalla crescente incapacità del singolo di usare la propria testa. Il silenzio, dunque. Bisogna esercitarsi a staccare la spina. Non è facile, all’inizio, arginare i pensieri, ignorare le sollecitazioni, fermarsi. Si tratta di un vero e proprio allenamento spirituale che tende a spostare l’attenzione sul qui e ora e a distoglierla dai ‘rumori’ di ciò che abita fuori dalla propria sfera individuale...

L’esperimento, tuttavia, riesce: ci si ritrova; si inizia a -taglio2- osservare l’ambiente circostante con sguardo nuovo; ci si risente a ‘casa’; ci si riappropria della propria unicità… E, finalmente, si comprende: ciascuno è chiamato a prendersi cura del mondo, a essere vigile e pronto all’azione, anche quando gli anni cominciano a pesare, a lesinare linfa al corpo, a fiaccare la volontà, a invitare anche il ‘combattente’ più temerario a non sperperare il poco fiato che gli rimane.

Ora che ha capito, chi scrive sa che deve continuare a farlo. Il male, la sofferenza e la morte hanno, di sicuro, una spiegazione: la troverà nell’universo della parola, forse. O forse no. A lui, comunque, dovrà bastare la coscienza di aver saputo riconoscerne il ruolo e la funzione con l’intento di renderla idonea a esprimere la musica mirata a diradare ogni nebbia, a descrivere i colori e, con essi, le perle, le speranze e la luce nascoste anche nel buio più fitto e minaccioso.





Booking.com

Booking.com