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Lavoro usurante

di Alfredo Salucci

Numero 184 - Gennaio 2018

Pare che non tutti siano convinti che la professione medica sia un lavoro usurante. Molti pensano che usura sia solo quella derivante da lavori faticosi.


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Pare che non tutti siano convinti che la professione medica sia un lavoro usurante. Molti pensano che usura sia solo quella derivante da lavori faticosi. Il medico visita, scrive ricette, richiede indagini, parla stando seduto con il paziente, cose per niente faticose. Quindi, dov’è l’usura? A parte i medici che fanno turni di notte, e ne devono fare un numero stabilito per legge per rientrare fra i lavori usuranti. Il Decreto Legislativo dell’11 agosto del 1993 n. 374 recita: “Sono considerati lavori particolarmente usuranti quelli per il cui svolgimento è richiesto un impegno psicofisico particolarmente intenso e continuativo, condizionato da fattori che non possono essere prevenuti con misure idonee”. Questa definizione di lavoro usurante include anche i lavori che richiedono un particolare impegno psichico. E questo è il punto cruciale. Mi sono chiesto che cosa possa significare “impegno psicofisico particolarmente intenso e continuativo, condizionato da fattori che non possono essere prevenuti con misure idonee”. -taglio- Un lavoro fisico particolarmente intenso e continuativo si capisce, ma per lavoro psichico particolarmente intenso e continuativo che cosa ha voluto intendere il legislatore? Forse l’impegno psichico di un medico svolto di giorno in reparto o in sala operatoria o su un’ambulanza di emergenza o al pronto soccorso è meno intenso e continuativo di quello svolto durante la notte? Insomma, durante la notte il medico subisce uno stress maggiore? E perché? Lo stress non è lo stesso di notte o di giorno? Al massimo ci può essere l’aggravante delle ore notturne, in senso di alterazione dei nostri ritmi circadiani, quindi un qualcosa di fisico, ma la tensione, lo stress non cambia. Da questa non chiara definizione deriva la difficoltà a stabilire quali campi della professione medica possano rientrare fra i lavori usuranti. In pratica, non ci sarebbe un solo stress psichico, ma tanti; e per un medico quello notturno sarebbe superiore a quello diurno. Questo modo di ragionare è assurdo secondo i principi della logica. Lo stress è sempre lo stesso, sono i modi e i tempi in cui è generato a cambiare. Così siamo costretti a prendere atto del fatto che fare il medico non è un lavoro usurante, ma lo diventa solo quando ci si sobbarchi almeno 78 turni di guardia di notte in un anno lavorativo. Certo, non è facile capire una legge, ma nel nostro Paese pare ci sia il vezzo di fare leggi poco comprensibili, tanto da richiedere sempre qualcuno esperto in leggi che ci dica come interpretarle. Tornando sul concetto di “impegno -taglio2- psicofisico particolarmente intenso e continuativo” nel caso della professione medica, ma anche per altre attività lavorative, il solo fatto di assumersi la responsabilità della vita di una persona dovrebbe essere sufficiente a stabilire che quella professione è usurante, indipendentemente se svolta di giorno o di notte. Cosa, però, che nessun altro professionista o lavoratore sperimenta durante la sua vita lavorativa, come il medico. Sarebbe il caso di proporre a chi è abituato a conoscere il lavoro del “dottore” solo attraverso fiction televisive, di affiancare un medico vero durante tutto un turno di guardia o di sala operatoria sia di giorno sia di notte. Forse, si renderà conto che i momenti stressanti che vive il medico, solo e impossibilitato a consultare anche un piccolo manuale di emergenza tascabile, non cambiano. Il medico, soprattutto se impegnato in turni di guardia, non ha i tempi biblici per prendere una decisione, periodi ritenuti normali per tanti professionisti che possono consultare libri, gazzette o fare comode ricerche su internet, come spesso accade agli avvocati, ai commercialisti, agli ingegneri, ai magistrati, ecc. Ma l’impegno psichico non finisce timbrando l’uscita: continua. Quante volte ritornano alla mente i pazienti che hai appena assistito sperando di non aver commesso errori e di aver operato secondo scienza e coscienza? Così il medico, lo stress lo porta sempre con sé, e deve anche fare il possibile per non trasmetterlo ad altri in famiglia e fuori.





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