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L’arte di rinascere

di Maresa Galli

Numero 180 - Settembre 2017

L’intraprendenza e l’entusiasmo contagiosi di Bellenger, hanno permesso il ritorno in grande stile della Reggia di Capodimonte e del suo incantevole bosco


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Sylvain Bellenger, storico dell’arte, francese, nato a Valognes, in Normandia, laureatosi a Paris X–Nanterre nel 1978 in filosofia, si è specializzato in storia dell’arte alla École du Louvree alla Sorbonne, dove ha conseguito anche il dottorato di ricerca. Dal 2012 è capo dipartimento di pittura e scultura europee medioevali e moderne all’Art Institute di Chicago. Dal 2005 al 2010 è stato curatore capo all’Institut National d’Histoire de l’Art (INHA) di Parigi. Dal 1999 al 2005 è stato curatore della pittura e scultura europea al Cleveland Museum of Art. Autore di numerose pubblicazioni, ha studiato e lavorato anche alla Getty Foundation, alla National Gallery of Art di Washington, a Yale e a Palazzo Farnese. Nel 2006 è stato insignito della Légion d’Honneur.
Dal 2015 è direttore del Museo e del Real Bosco di Capodimonte e da luglio 2017 fa parte del comitato del museo d’arte contemporanea Madre. Ai lettori di Albatros racconta la sua rivoluzione di Capodimonte che sta tornando agli antichi fasti.

Lei ha rilanciato il Museo di Capodimonte coniugando grandi eventi e manutenzione ordinaria, impresa non facile... -taglio- “Si, l’ordinario è ancora un grande problema. La manutenzione chiede una profonda ristrutturazione di tutti gli impianti della Reggia ed è un lavoro enorme. La cosa difficile è che i finanziamenti ci sono, c’è la voglia di far funzionare le cose, la competenza all’interno della struttura esiste ma ogni persona è quasi da sola. Gli eventi sono stati più facili. Stranamente a Napoli sono più facili le cose impossibili che le cose normali. La cultura italiana non conosce la parola programmazione e questo ha costretto tutti ad essere improvvisatori dell’ultimo momento. Inoltre, tengo moltissimo al senso della novità: se una mostra non offre un’informazione nuova, se non offre una visione diversa dell’artista e del momento culturale è inutile!.”

Lei si occupa del Bosco di Capodimonte con magnifici risultati, sta portando avanti un progetto per il restauro dei 17 siti che si trovano nel bosco patrimonio Unesco...

“La riforma Franceschini ha offerto una chance straordinaria a Capodimonte quando ha riunito il Bosco e la Reggia. È gigantesco e ha un ruolo fondamentale per la nostra cultura che oggi ha bisogno di capire, proteggere come mai nella storia dell’umanità i beni ambientali. Il bosco è il polmone verde della città, cosa di importanza capitale che si capirà ancora di più in futuro. Quando sono arrivato a Capodimonte c’era degrado; oggi abbiamo sistemato il Belvedere, tagliato la siepe abbandonata per almeno dieci anni e abbassata di cinque metri per ritrovare la vista sulla città. Non si chiamava il Belvedere a caso! Ricordo i primi mesi quando ero a Napoli, in un altro ufficio nella Reggia: il pallone arrivava alla finestra perché i ragazzi giocavano nello spazio antistante e il custode mi diceva che questo non sarebbe mai cambiato, era così sin da quando lui era bambino. Allora ho creato i primi due -taglio2- campi di calcio che hanno avuto un grande successo. Abbiamo offerto loro un’alternativa e i ragazzi l’hanno accettata sentendosi anche liberi e contentissimi. Si può fare!”

Lo scorso 13 luglio le è stato conferito il Premio speciale Green Care, un meritato riconoscimento...

“Lo merita lo staff, la ditta che ha vinto la gara della cura del verde, napoletana, di altissimo livello, il quartiere perché senza la complicità della gente sarebbe impossibile mantenere la bellezza di questo luogo. Un Premio che ho ricevuto a nome di tutti.”

Picasso napoletano ma anche Degas che aveva il nonno napoletano... Oggi solo la toponomastica ce lo ricorda. Come sarà la mostra dedicata a Degas programmata per il 2020?

“La mostra a Capodimonte verterà sugli artisti italiani a Parigi, la famiglia Degas, i Carafa di Montejasi, la collezione del nonno, i ritratti della famiglia Bellelli, esposti al Museo d’Orsay, i ritratti dei Morbelli che sono a Boston, a Washington, gli amici napoletani. Tutte queste pitture sono nelle più grandi collezioni internazionali – sarà una mostra straordinaria. Il prossimo evento è in programma per dicembre di quest’anno, e si intitola ‘Carta Bianca’, realizzato con Andrea Viliani, per esaltare le opere e le collezioni del museo.”

Lei lavora molto in sinergia con gli altri direttori di musei, con personalità del mondo culturale...

“Sono affascinato dal talento di Andrea Viliani, direttore del Madre, che possiede una cultura ed una sensibilità di altissimo livello che realizza mostre che dovrebbero essere l’orgoglio di Napoli. La collaborazione con il Madre è bella per entrambi i musei e rinforza la grande tradizione dell’arte contemporanea a Napoli.”


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