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L’eterno ritorno delle parole

di Pasquale Matrone

Numero 187 - Aprile 2018

Semplici suoni, all’inizio: borbottii vaghi, a imitazione delle note non ancora chiare provenienti dallo spazio circostante.


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Semplici suoni, all’inizio: borbottii vaghi, a imitazione delle note non ancora chiare provenienti dallo spazio circostante. Lo sguardo li insegue, ne cerca la fonte. La prima, più vicina e amica, è una donna. Il giovane orecchio ne coglie colore e calore; si lascia carezzare dalla melodia rassicurante, tenera, sempre più riconoscibile: ammaliante, al punto da diventare invito a fidarsi, a sentirsi protetto, ad abbandonarsi senza timore al sonno e ai primi fluttuanti e incerti pezzetti di sogni. Poi, puntuali, per tutti arrivano le parole, utili a nominare cose sentimenti e pensieri. -taglio- Ciascuno costruisce il proprio vocabolario, alimentandolo con termini nuovi sempre più sottili, complessi, adatti a stabilire una relazione efficace tra sé stessi gli altri e la realtà. Ognuno possiede un suo patrimonio lessicale, assemblato sperimentato e custodito nel corso degli anni. Con esso tenta di comprendere, giustificare e registrare l’intero percorso di una vita. In un giorno qualunque, però, in un solo istante e senza preavviso, l’intero ‘capitale’, come effimero sciame di variopinte farfalle, si disperderà: diventerà scheggia d’aria, bava di vento, asimmetria di note smarrite, eco labile e incerto dell’universo. Ci sarà ancora qualcuno, per qualche tempo, a ricordare nome e volto del ‘parlante’; poi, lui pure smetterà di dargli forma e voce. Il Silenzio ospiterà musica musicanti e memoria in un solo lago, immobile, dalla superficie priva d’increspature, tiepido liquido amniotico pronto a ridare -taglio2- alimento e casa alle parole, ad accoglierle nello stesso ventre in cui sono nate e dal quale, un giorno, sono partite per vagare sulla terra. Le esplorerà, una per una, nella sostanza e nella forma; le ripulirà dal fango che ne ha offeso valore e dignità; le rigenererà... Anche chi, fino a poco prima, ha ascoltato riconosciuto e trasmesso agli altri le peculiarità della nostra voce, dunque, a poco a poco, la dimenticherà, incapace sempre di più di sottrarla alla nebbia. Tutto,poi, come altre innumerevoli volte, in una sorta di eterno ritorno, si rimetterà in moto, assecondando regole già scritte. Ad altri, ora, toccherà affrontare di nuovo l’impresa; restituire valore al linguaggio; farne un uso più retto; costruire con esso un ‘tessuto’ più resistente, meno abbrutito da distorsioni:più adatto a pensare a capire e a rappresentare il significato e la direzione dell’umana avventura.





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