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JASON KAY

di Maresa Galli

numero 178 - Giugno 2017

“The return of the Space cowboy”, “Travelling without moving”, “Synkronized” rimangono pietre miliari nella storia del acid jazz-funk targato Jamiroquai...


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Nome nato dall’incrocio di jam, jamsession musicale, e iroquai, vero nome degli Irochesi. Se la band inglese ha conosciuto il successo planetario dagli anni ‘90, il merito va in gran parte a Jason Kay, cantante, front-man e fondatore del gruppo. Dal debutto con Emergency on Planet Heart del ‘93 all’album Rock dust light star del 2010, sono trascorsi sette dischi, oltre 30 milioni di album venduti, un Grammy Award e quattro MTV Video Music Awards per il video di Virtual Insanity. Oggi il nuovo album, Automaton, che racconta di un mondo popolato da uomini e da robot, mostra sonorità più elettroniche e contemporanee ma immutato è il groove, lo stile electrofunk ma anche dance e boogy che galvanizza il suo pubblico. -taglio- Il “cowboy dello spazio” (vero nome Jason Luís Cheetham) è nato a Stretford, in Inghilterra, nel ’69, da genitori musicisti: la madre, Karen Kay, cantante di jazz e di cabaret, il padre, il musicista portoghese Luìs Saraiva. La sua vita on the road, abbandonati gli studi e la casa a quindici anni, lo porta in contatto con la cultura hip hop, graffitista e di strada. Scopre la grande passione per la musica, soprattutto soul e acid jazz, che da allora non lo abbandona mai. I suoi miti sono Stevie Wonder e Roy Ayers e il loro stile si ritrova nella voce carismatica e nel sound di Jay. Ricchissimo, stravagante, definito “il cappellaio matto” per la collezione di cappelli estrosi e copricapi che spesso indossa, è ricco di contraddizioni come tanti grandi artisti. Nutre grande amore per l’ambiente e la sua difesa, preoccupato dai lati oscuri della tecnologia, e dedica a questi temi -taglio2- molte sue canzoni per poi viaggiare in auto d’epoca, in Ferrari e Lamborghini, e su un jet privato. Ama il lusso ma rifiuta un contratto miliardario con la Pepsi per non svendere la sua musica che possiede “un’anima sacra, mistica”. Liberatosi dalla dipendenza dalla cocaina, nel nuovo album dedica un brano ad Amy Winehouse, Nights Out in the Jungle. A sua figlia Carla, di due anni, Jay dedica una ballata ispirata, felice di essere un padre amorevole. La sua bimba più piccola, di quattro mesi, si chiama Tullulah, che vuol dire “Acqua che scorre”, altro omaggio ai nativi americani e alla loro cultura. Il prossimo mese di luglio sarà al Firenze Summer Festival, per approdare, il prossimo inverno, a Milano. Sono date imperdibili per assistere a concerti che regalano un’esplosione di colori, di ritmo, di gioia. Il cowboy è tornato!





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