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Jacopo Foggini

di Joanna Irena Wrobel

Numero 185 - Febbraio 2018

Affascinato dal continuo mutare della natura, brillante, brioso, curioso, vulcanico e innovativo, contemporaneo ed ecclettico, Jacopo Foggini è un maestro del metacrilato.


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Affascinato dal continuo mutare della natura, brillante, brioso, curioso, vulcanico e innovativo, contemporaneo ed ecclettico, Jacopo Foggini è un maestro del metacrilato, una materia la quale dona forma e colore a oggetti unici, nobilitati dal sapiente uso della resina e impreziositi dalla straordinaria inventiva e creatività dell’artista. Foggini fonde a 200 gradi la materia prima (un materiale termoplastico usato di solito per produrre i catarifrangenti delle auto), riducendola in sottili filamenti plastici multicolore, suggestivi labirinti luminosi, lingue di luce, che vengono intrecciati e plasmati a mano dallo scultore, creando installazioni, oggetti di design e complementi d’arredo singolari e irripetibili. Una tecnica, che proviene dall’industria di famiglia, studiata e elaborata per soddisfare la ricerca personale della forma e del concetto di mutazione. Un materiale fragile, che studiato a fondo e migliorato nella propria struttura, si presta persino per realizzazioni monumentali. Jacopo Foggini (1966), nato a Torino e milanese d’adozione, è conosciuto per le sue installazioni giganti, spesso create site-specific per importanti spazi pubblici e progettati in collaborazione con le archi star internazionali. -taglio- Un esploratore che percorre l’arte e il design, superando i limiti imposti dalla convenzionalità delle discipline. L’artista esordisce a Milano negli anni Novanta con una mostra personale all’interno di uno spazio di proprietà di Romeo Gigli, per poi proseguire una brillante carriera espositiva in oltre 60 gallerie del mondo. Importanti e artisticamente molto significative le sue numerose e costanti partecipazioni, con sempre nuovi progetti, al Salone Internazionale del Mobile di Milano. Foggini, sin dagli esordi, si rivela un personaggio atipico nel firmamento dell’arte italiana: più un artigiano-inventore dei tempi passati, che designer di grido osannato dalla passeggera moda. I suoi committenti naturali sono, prima di tutto, i grandi studi di architettura, collezionisti privati, gallerie d’arte, dove pezzi unici, tra arte e design, trovano idonea collocazione. Le capacità evocative delle opere di Jacopo Foggini combinano armoniosamente una raffinata sensibilità poetica con il rivoluzionario uso in ambito artistico di un comunissimo materiale normalmente adoperato dall’industria automobilistica per scopi meno nobili. Le creazioni dell’artista milanese, spesso ispirate direttamente alla natura e ai grandi maestri dell’arte italiana del passato, fanno parte integrante degli spazi espositivi e ricettivi dei grandi alberghi di lusso, in Italia e all’estero. Quella di Jacopo Foggini, è una creatività e una forte propensione alla ricerca (già presente e ben -taglio2- conservata) nel DNA familiare: un suo avo, architetto e scultore, Giovanni Battista Foggini, era apprezzato nella Firenze del Seicento. L’esperienza formativa dell’industria di famiglia, la forte attitudine all’innovazione, la grande creatività unità al brio e alla voglia di sorprendere, nel caso dello scultore milanese hanno dato frutti straordinari. L’arte di Jacopo Foggini è una mescolanza delicata e poetica di trasparenze, luci e colori, di forme complesse e mai invadenti, di presenze eleganti ed armoniose. L’ispirazione si nutre di cose semplici, trae spunti dalla natura, esalta la trasparenza del fiume di campagna, celebra le cromie dei mari tropicali. L’Universo, che muta nelle stagioni, i colori del paesaggio che si associano ai cicli vitali, trovano una nuova veste nei piccoli oggetti dell’uso quotidiano, come nelle immense creazioni di fattura complessa ed intricata. Le opere sembrano esplodere di luminosità, intrise delle cromie neopop, attraverso giochi di luci e colori, che solo loro stesse riescono a creare. Astrazione e realtà, forme surreali e i colori della natura, aerei conglomerati di materia plastica rigenerata che si intrecciano spontaneamente con vaste superfici bizzarre e fitoformi, la cui trama metamorfica via via si fonde con i tormentati rami di alberi e di arbusti, grazie a Foggini acquisiscono una nuova vita: mutando in nuove forme e generando immagini inusuali, pervase da gioiose e spumeggianti cromie “fauve”.


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