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Italia mi manchi!

di Yvonne Carbonaro

La città di Fiume, con alle spalle una storia davvero importante, tanto contesa tra due nazioni sembra aver trovato il giusto compromesso. Conserva, infatti, il fascino italiano unito alla bellezza indiscussa della Croazia


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Oggi si chiama Rijeka. È collegata con Trieste mediante autobus di linea croata, il percorso dura un paio di ore. È la terza città della Croazia dopo Zagabria e Spalato. Adagiata sul Mare Adriatico, sulla costa dell’Istria così vicina all’Italia, è sempre stata una città commerciale grazie al suo porto. Nell'alto golfo del Quarnaro e in Istria restano tracce del “glagolitico”, il più antico alfabeto slavo conosciuto, in iscrizioni, epigrafi e libri che poi si è andato perdendo. La sua storia è stata molto tormentata: la Repubblica di Venezia la occupò nel 1508 e la distrusse due volte. Appartenne all’Austria e all’Ungheria. Dopo la prima guerra mondiale a causa della mancata annessione all’Italia si parlò di “vittoria mutilata” e ci furono tumulti finché gli irredentisti fiumani ebbero l'idea di chiedere a Gabriele D'Annunzio, irredentista e propugnatore dell'annessione di Fiume all'Italia, di occupare la città. Il 12 settembre 1919, il “poeta-soldato” a capo di 2.500 legionari, volontari nazionalisti ed ex-combattenti italiani, partì da Ronchi (“dei Legionari” in ricordo dell'impresa di Fiume), e occupò la città chiedendone l'annessione all'Italia. -taglio- Il governo italiano rifiutò e D'Annunzio proclamò la Reggenza Italiana del Carnaro, ma fu costretto ad andarsene nel 1920. Con il fascismo l’annessione all’Italia ci fu, ma alla fine della seconda guerra mondiale Fiume fu assorbita dalla neonata Jugoslavia di Tito. La grande maggioranza della popolazione italiana, come avvenne per tutto il territorio dell’Istria e della Dalmazia, fu messa in condizione di andarsene, i profughi istriani si dispersero tra l’Italia e gli USA, e la città fu ripopolata dai Croati. Tra l’etnia croata e l’etnia italiana non è mai corso buon sangue. La presenza e la cultura italiana hanno origini antiche e l'uso scritto della lingua italiana è attestato fin dal ‘400. Nell’800 era adoperata dalle persone colte, negli affari della pubblica amministrazione e nei contratti privati. Tra le tante lingue parlate era molto usato il “fiumano”: una variante locale del veneto "da mar" attualmente limitato alla componente autoctona italiana residente in città: i Fiumani. Sono i discendenti di coloro che non vollero lasciare la città. Sono ormai una minoranza rispetto alla popolazione croata, ma costituiscono una comunità coesa e soprattutto nostalgica di come era la situazione anteguerra. Hanno scuole italiane e centri culturali che curano e custodiscono gelosamente. Il loro Istituto di Cultura è ospitato nel Palazzo Modello, uno dei più belli del centro con un elegante e storico auditorio, in cui organizzano concerti ed attività culturali. Pubblicano anche una rivista “La Torre” – foglio della comunità degli Italiani di Fiume -. Di fronte, nell’ampia piazza principale, che ospita l’antico mercato del pesce coperto e un coloratissimo mercato ortofrutticolo e di fiori all’aperto, si erge il prestigioso Teatro Nazionale che propone opere e spettacoli e dove -taglio2- attualmente la direzione del coro è affidata alla musicista italiana Nicoletta Olivieri, proveniente da Bologna. Caratteristico è l’ampio Corso pedonale (Korzo) con eleganti negozi e dove nelle festività si collocano bancarelle di oggetti e cibi caratteristici come frittelle dolci, palacinke (crepes con le noci o con la marmellata), insaccati, formaggi, slivovitz (grappa di prugne). A metà del Corso si apre l’arco della Torre dell’Orologio che immette verso la zona più antica con resti romani tra cui un grande fornice, rimasto integro, stretto tra edifici successivi. Più su c’è la seicentesca Cattedrale cattolica di San Vito, elevata dai Gesuiti al protettore della città. Numerose le chiese ortodosse e i palazzi storici. Il simbolo della città è un “moretto” riprodotto in piccoli monili d’oro come amuleto, nato forse per esorcizzare la paura degli attacchi dei turchi. Seguendo la costa verso nord si incontrano deliziosi paesini di mare e si può percorrere uno stupendo sentiero, intitolato all’imperatore Francesco Giuseppe, realizzato sugli scogli a due-tre metri rispetto al livello del mare. È lungo circa otto chilometri ed è una meravigliosa passeggiata, lungo la quale si snodano piccole spiagge, stabilimenti balneari e gli ingressi delle ricche ville dell’aristocrazia austroungarica; oggi molte sono state trasformate in alberghi. Consente di arrivare a piedi fino ad Abbazia, la rinomata località di villeggiatura, stazione climatica con temperatura mite e protetta dai venti, che fu meta del bel mondo del primo ‘900 anche in inverno. L’Abbazia conserva un aspetto molto signorile ed elegante con raffinati locali dove si servono dolci sulle terrazze o nei giardini mentre si ascolta musica dal vivo, e ristoranti sul mare che servono pesce e specialità locali.


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