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Il sogno americano

di Paolo Carotenuto

Numero 186 - Marzo

Ha iniziato a giocare a baseball a soli quattro anni, da quel momento non si è più fermato ed oggi lo ritroviamo nel team dei rookie degli Oakland Athletics


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Il baseball, non è uno sport inserito benissimo nella cultura dell’italiano medio, eppure esiste una realtà forte e concreta di questo sport nel nostro belpaese. Inoltre, il baseball in Italia, è considerato uno sport eroico. La Fibs (Federazione Italiana Baseball Softball) tessera 50 mila atleti, il calcio oltre un milione e 350 mila. A parte Nettuno, dove portarono il gioco i soldati americani sbarcati durante la Seconda guerra mondiale, la passione è sparsa a macchie. I dintorni di Parma, Bologna e Rimini per esempio. Sono comunque tanti i giovani che nel corso del tempo si sono appassionati a questa particolare disciplina, uno di questi è Cesare Astorri, che con tanta forza di volontà e sacrifici è riuscito ad arrivare alla categoria massima italiana ed ha iniziato questo 2018 con una proposta davvero allettante: giocare negli Stati Uniti. Per il momento ancora non è stato ingaggiato come un professionista della Major League, bensì ha firmato un primo contratto da pro con gli Oakland Athletics, così da poche settimane è volato in Arizona per iniziare lo spring-traning, nel tentativo di seguire le orme del ben più famoso primo italiano nato e cresciuto in Italia che per primo è diventato giocatore di MLB: Alex Liddi. Il traguardo raggiunto da Cesare ha attirato molto l’attenzione, perché non è da tutti riuscire in un impresa come questa, ma questo ragazzo ha talento da vendere ed è pronto a dimostrarlo anche oltreoceano. Noi di Albatros l’abbiamo incontrato per conoscere meglio cosa si cela dietro questo volto da bravo ragazzo. Partiamo subito dalla super notizia, sei da poco arrivato in Arizona, dove giocherai a baseball per la squadra americana degli Oakland Athletics.-taglio-

Cosa significa per te, e cosa hai provato quando hai ricevuto questa grande notizia?

“Eh, una gioia immensa. Seppur frutto di un duro lavoro, mi sento baciato dalla fortuna: come se il dio del baseball un giorno avesse deciso di farmi un regalo incredibile. La prima sensazione è stata l’incredulità! Mi sembrava tutto impossibile, ho iniziato a pensare che si fossero sbagliati! Quando ho capito che stava accadendo davvero ho festeggiato per tre giorni senza sosta con tutti i miei amici e familiari.”

Ora ci sei, come ti sei sentito appena arrivato negli States?

“Beh, l’America ti da sempre quella sensazione di vastità! Qui è tutto più grande; quando ho messo piede per la prima volta nel nostro stadio ho pensato ‘Cavolo! È davvero enorme!’. Noi italiani, purtroppo, non siamo abituati a ricevere tante attenzioni, poiché il baseball rappresenta uno sport minore. Invece, vivere questa realtà americana, dove questo sport è super seguito mi fa vivere emozioni incredibili. Inoltre la squadra mi ha accolto benissimo, mi hanno fatto capire che nessuno mi regalerà niente, ma non ho paura, io sono qui per far vedere quanto valgo.”

Come mai in Italia il baseball non decolla?

“Pur essendo bellissimo, è uno sport complicato: ha molti giocatori in campo, infinite regole, e una durata illimitata. Il pareggio non esiste, quindi si continua ad oltranza. Non essendo uno sport ‘nostro’ sono pochi quelli che si applicano a capire come funziona!”

Tu, invece, come sei riuscito ad appassionarti?

“Del baseball mi ha sempre affascinato proprio il fatto che sia così complicato! Inoltre, anche se arrivi a giocare ai massimi livelli, in questo sport non si finisce mai di imparare, basti pensare che io non conosco neanche tutte tutte le regole! Sono troppe, ma si può andare avanti anche ignorandole – ride ndr. La passione, però, devo ammettere che me l’ha trasmessa mio padre, essendo anche lui un ex giocatore di baseball. Ce l’avevo nel sangue, fin da quando ero bambino sapevo che questa sarebbe stata la mia strada.”

Qual è il tuo ruolo?

“Io sono un battitore, un ruolo che al 90 per cento è mentale e al 10 per cento fisico. Per far capire meglio: -taglio2- il battitore è una specie di regista della squadra, colui che chiama gli schemi, gli effetti che il lanciatore deve dare alla palla per far sì che la squadra avversaria non riesca a colpire bene e quindi sbagliare l’intera azione.”

Come sei riuscito ad arrivare agli Oakland Athletics?

“Beh, da quando ho iniziato a fare questo sport seriamente, il mio sogno è sempre stato quello di riuscire un giorno ad arrivare in America. Quindi qualsiasi allenamento, qualsiasi preparazione fisica avevano come obiettivo gli U.S.A. Inoltre, appena ne ho avuto la possibilità, ho partecipato ai tryout, agli showcase a Santo Domingo e negli Stati Uniti, quello è stato il primo passo verso il mio sogno. Dopodiché degli osservatori mi hanno reputato valido, ed eccomi qui! Non finirò mai di essere grato per questa grande opportunità.”

Se non fosse andata così, quale sarebbe stato il suo piano B?

“Avrei comunque deciso di proseguire gli studi negli Stati Uniti, poiché a guardare i provini non vengono solo gli scout delle grandi squadre, ma anche i procuratori delle università, avevo ricevuto offerte anche da quest’ultimi.”

A proposito di studi, lei va ancora a scuola...

"Diciamo di si, frequento l’istituto tecnico agrario e l’Accademia della Federazione a Tirrenia, dove si facevano allenamenti tutti i giorni. Lo scorso settembre ho iniziato la quinta ma ora ho interrotto per venire in America. Ho intenzione, però, di finire gli studi e diplomarmi, l’ho promesso a mio padre e a me stesso.”

Da quando sei in America, hai mai avuto paura di non riuscire?

“Per niente, ma non nascondo che mi sento abbastanza sotto pressione e sono consapevole che dovrò lottare per emergere in una realtà come questa americana. L’obiettivo a quei livelli non è di vincere ma di salire di livello.”

C’è qualcosa o qualcuno cui hai rinunciato per il baseball?

“Ad una ragazza, un po’ mi dispiace...”

Non ci resta che farti un enorme in bocca al lupo...

“Crepi questo lupo! Spero davvero di fare bene, e se è destino un giorno entrerò nella storia del baseball italiano!”


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