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Il drummer intramontabile

di Antonino Ianniello

Numero 191 - Settembre 2018

Il suo ultimo disco, uscito un paio di mesi fa, dimostra quanto è immenso l’amore che Del Prete nutre per la musica. Come direbbe lui “ho messo il cuore”


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Figura mitica della musica italiana e del Neapolitan Power, Franco Del Prete nasce a Frattamaggiore, cuore dell’hinterland napoletano. Personaggio e musicista fondamentale della musica italiana ed in particolare della ‘neapolitan power’, inizia da quella parte di periferia il suo percorso musicale. Dopo aver accumulato diverse esperienze con svariati gruppi napoletani, il batterista partenopeo debutta con gli Showman nella prima metà degli anni sessanta, contribuendo in maniera determinante alle fortune di un gruppo passato alla storia per il suo sound innovativo. Inizia a collezionare vittorie (Cantagiro 1968) con la versione rhythm and blues di ‘Un’ora sola ti vorrei’ e partecipazioni a Sanremo Festival. Con l’amico di sempre James Senese, Del Prete prova subito a rimettere in piedi gli Showman, dopo la perdita di un altro nero a metà: Mario Musella, rendendosi protagonista di un altro straordinario evento: la nascita di Napoli Centrale, di cui è l’autore dei testi.-taglio- Qui, nel settantacinque, il suono progressive si ispira a nuovi canoni del jazz rock, mentre il dialetto racconta la rabbia di storie proletarie. Seguono, dopo ‘Napoli Centrale’ altri tre lavori che ottengono ottimi risultati in termini di vendita e concerti in tutta Europa. Tra questi l’esibizione al prestigioso Montreaux Jazz Festival. Enorme il gradimento del pubblico e della critica. Per il resto Franco Del Prete ha dato vita ad un numero considerevole di collaborazioni: da Gino Paoli alla new wave napoletana. Lui stesso dichiara: “Di progetti ce ne sono stati tanti in molti anni di una vita in musica. Diciamo che, oltre ad essere un batterista, ho la fortuna di saper scrivere, e la chiamo ‘fortuna’ perché ogni volta che viene fuori qualcosa di buono per me è un miracolo, un dono, il frutto di un’ispirazione misteriosa. Dopo i Napoli Centrale, molti artisti mi hanno contattato perché componessi testi per loro: ho scritto ‘Andamento lento’ per Tullio De Piscopo, due album per Edoardo De Crescenzo e ho composto anche per Peppino Di Capri, partecipando al Festival di Sanremo nel 2001. Al momento sono impegnato con un pezzo al quale partecipa anche Andrea Bocelli, spero vivamente vada in porto, ma il progetto a cui più tengo e che mi tiene impegnato ormai da dieci anni è quello dei Sud Express, nato dalla voglia di fare finalmente qualcosa che fosse mio: nel 2010 è uscito il primo disco, ‘L’ultimo Apache’, ed ora stiamo lavorando al successivo, di cui sarà ospite anche Gino Paoli.”-taglio2- Franco è un ispirato autore di famosi brani, autore di numerose canzoni di successo. Ma chissà come preferirebbe essere definito. “Come quello di oggi, non quello di ieri: ieri è passato, non c’è più, ed io non amo guardarmi indietro ma piuttosto pensare a ciò che sono e che posso fare adesso. C’è un’immensa voglia di comunicare, di riuscire a dare emozioni alle persone, non per forza trasmettere un messaggio, da cui siamo costantemente bombardati: come artista la cosa più importante per me è muovere il cuore di chi ascolta. I musicisti del Sud, è vero, hanno una marcia in più forse perché nelle nostre vene scorre il sangue di tutti i popoli del mediterraneo che ci hanno dominato nei millenni. Questo ci fa essere più creativi più ritmici più innovativi in tutta l’Europa.” Ma sarà stato influenzato da qualcuno. Franco è pronto e non esita a rispondere: “I musicisti che mi hanno più influenzato, è strano ma è vero, non sono stati i batteristi ma grandi musicisti come Miles Davis, Weather Report, James Brown e tanti altri. Il mio drumming risente della loro musica e chiaramente dai batteristi che hanno suonato con questi mostri sacri.” Ed ora se gli chiedi se sente d’essere più Napoli Centrale oppure ex Showman ti risponde di non sentirsi nessuna delle due cose perché il passato è passato. Per fortuna Franco, per sua natura non è un nostalgico infatti per lui conta soltanto il presente.





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