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Filosofia e realtà

di Pasquale Matrone

La filosofia non abita tra le nuvole, né sopra il cielo, nel metafisico e metaforico iperuranio, situato oltre la materialità, dove, perfette, splendono le idee del mondo intellegibile...


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Non è appannaggio di un’esigua casta di cervelli geniali destinati a ragionare in nome e a beneficio di tutti i viventi. Essa è, invece, radicata, come potenziale e come strumento, in ogni essere umano, a sostegno della sua necessaria e quotidiana interazione con la realtà. Tutti filosofi, allora? In potenza, sì, dal momento che tutti posseggono le stesse risorse. Differenza c’è tra chi, di esse, ignora la presenza, e chi, al contrario, riconoscendone la destinazione, si adopera di farne l’uso migliore. La filosofia, dunque, sta sulla terra. Ed è, pertanto: democratica; concreta; fruttifera; fondamento e prodotto del pensiero; pietra di paragone per distinguere gli umani dagli altri viventi.-taglio- L’uomo pensa, domanda, s’interroga, dubita... Davanti a sé: matasse da sbrogliare, verità da analizzare, rapporti da costruire, linguaggi da comprendere: il senso dell’esserci; il dolore, la solitudine; la malattia, la vecchiaia, la perdita della memoria e dell’identità; le guerre... E la morte? La morte rispettosa, quella che non viola le regole, quella che giunge, quando l’età quasi la giustifica, la si accetta. Ma quella che, inattesa, trafigge, ottusa e crudele, si è costretti a subirla, impotenti: un figlio nel fiore degli anni; bambini falciati da mitragliatrici; il compagno col quale si è sognato di condividere, sino all’ultima tappa, il viaggio… Perché? Tace, la filosofia: non inventa risposte a quesiti che ne vincono gli orizzonti. Il suo silenzio, comunque, non è sterile, stimola il pensiero a ritrovarsi, ad agire -taglio2- entro i confini consentiti, a non avventurarsi per sentieri altri da quelli percorsi da tutto ciò che nel mondo nasce, vive e si trasforma, secondo ritmi di un divenire di cui sorgente e foce sono enigmatiche e lontane. La filosofia, allora, oltre che democratica e ben radicata nelle cose, è anche e soprattutto inutile, inconcludente? Non lo è, se si riflette su quanto affermato all'inizio. Il suo compito, infatti, è quello di aiutare l’uomo a prendere atto della realtà e delle sue coordinate e a solcarne il mare con la consapevolezza della irripetibilità del tempo presente. Che, proprio per la sua unicità, è prezioso e va vissuto, facendo di ogni suo attimo un capolavoro. Per sé stessi e per gli altri.





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