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EARVIN N’GAPETH

Monsieur Magique

di Laura Fiore

Numero 183 - Dicembre 2017

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Azioni spettacolari e schiacciate velocissime, queste le caratteristiche di Earvin N’Gapeth, la star assoluta della pallavolo mondiale


La carriera di Earvin N'Gapeth, figlio di Éric N'Gapeth, giocatore e allenatore di pallavolo e fratello di Swan N'Gapeth, anch'egli pallavolista, inizia nel 2002 quando appena undicenne entra a far della squadra giovanile del CEP Poitiers Saint-Benoit VB, dove resta per cinque stagioni. Nel 2007, sempre per la categoria giovanile, gioca nel Centre National de Volley-Ball mentre con la nazionale Under-19 si aggiudica, nello stesso anno, la vittoria del campionato europeo e la medaglia di bronzo al campionato mondiale. Nel 2008, invece, vince l'oro campionato europeo Under-20 e durante la stagione sportiva 2008-09 Earvin N’Gapeth fa il suo esordio nella pallavolo professionistica. Ingaggiato dal Tours Volley-Ball, dove resta per tre stagioni, vince uno scudetto e tre coppe nazionali. Nel frattempo, con la nazionale Under-19 vince nuovamente la medaglia d'oro al campionato continentale 2009, che gli permettono di ottenere le prime convocazioni nella nazionale maggiore; tuttavia viene escluso dalla lista dei convocati al campionato mondiale per problemi comportamentali: verrà poi richiamato nel luglio 2011. L’anno successivo, N’Gapeth arriva in Italia: giocherà nel Piemonte Volley di Cuneo, in Serie A1, dove resta per due annate, mentre nella stagione 2013-14 passa al Volejbol'nyj klub Kuzbass nella Superliga russa. La parentesi sovietica dura poco, infatti, a metà stagione Earvin decide di tornare nel belpaese per vestire la maglia del Modena Volley. Da quel momento la sua carriera è tutta in discesa: con la maglia gialla modenese si aggiudica due Coppe Italia, due Supercoppe italiane e lo scudetto 2015-16, anno in cui ha ricevuto anche il premio di miglior giocatore. Nel 2015 con la nazionale francese vince la medaglia d'oro alla World League, premiato anche in questo caso come miglior giocatore del torneo, il campionato europeo, e nel 2016 conquista la medaglia di bronzo alla World League. Ad inizio di quest’anno vince ancora l'oro alla World League e ancora premiato come miglior giocatore. Con un curriculum del genere, è fin troppo scontato dire che questo ragazzo appena ventiseienne è assolutamente destinato alla pallavolo. Noi di Albatros l’abbiamo incontrato per farci raccontare qualcosa sulla nuova stagione sul Modena Volley, e farci svelare i segreti del suo successo!

La stagione è appena iniziata, e Modena sembra essere partita decisamente col piede giusto…

"Sì. Quest’anno c'è maggiore tranquillità e quando giochi così tutto diventa più facile. Viene naturale gestire i momenti di difficoltà senza smarrirsi. Finalmente abbiamo ritrovato la serenità persa a fine della scorsa stagione. Io ed i miei compagni di squadra siamo pronti a vincere, ci crediamo, ed ogni giorno lavoriamo affinché la stagione vada per il verso giusto! Sono scaramantico, non aggiungo altro!”

Cosa non ha funzionato lo scorso anno?

"Mah, quella scorsa è stata una stagione particolare, durante la quale abbiamo subito qualche sconfitta in più rispetto a quelle previste. La continuità è mancata, ma devo dire che nel gruppo c'è sempre stata la consapevolezza che Modena era ed è una squadra che può raggiungere traguardi importanti sia a livello italiano che internazionale.” -taglio- Per questo hai rinnovato subito il contratto con la squadra?

“Certo! Modena è una città fantastica che ama la pallavolo. Fin da subito la società è sempre stata disponibile nei miei confronti, quindi non avrebbe avuto senso andare via. La squadra è unita ed il progetto mi è sempre piaciuto. Semmai dovessi andar via da qui, voglio farlo da vincente.”

Sei un giocatore fondamentale per questa squadra...

"A me piace giocare, stare dentro il campo e sentire il clima della partita. Non mi tiro indietro, mi piacerebbe essere sempre al centro dell'azione. Però quest'anno, ancora di più dell'anno scorso, c'è bisogno dell'aiuto di tutta la squadra anche quelli che sono in panchina. Modena può vincere e arrivare in fondo se può contare su dodici giocatori e tutti devono dare il centro per cento."

Una curiosità: ma dove hai imparato la schiacciata rovesciata?

“Ah – ride – in realtà è nata per caso, anche se adesso ripeto il colpo ad ogni allenamento. Inizialmente è stato più un riflesso istintivo, accompagnato da un po’ di sano fondoschiena! La prima volta che l’ho fatta mi è andata bene, da quel momento ho pensato ‘perché non rifarla’… et voila!”

Sei, inoltre, molto attivo nelle campagne contro il razzismo nello sport e non...

“Si, credo che ognuno di noi abbia l’obbligo di combattere ogni tipo di pregiudizio, a prescindere dal posto in cui si trova. Il razzismo, purtroppo, è ancora una realtà, inutile negarlo. Noi sportivi più in vista dobbiamo dare il buon esempio e far capire ai ragazzi che non esiste distinzione tra chi è bianco o nero.”

Hai mai subito insulti razziali?

“Purtroppo si, per questo odio il fatto che questo possa ripetersi nel corso degli anni con altre persone. Lo so, non posso ‘salvare’ il mondo, ma almeno so che sto facendo la cosa giusta e se, nel mio piccolo, riesco a far cambiare idea a qualcuno è già una vittoria.”

Ritorniamo al volley; se non avessi fatto questo “lavoro” ora saresti…?

“Sarei? E chi lo sa! No dai, scherzi a parte: credo che la pallavolo sarebbe stata a prescindere parte della mia vita, nella mia famiglia questo è uno sport presente da sempre quindi sarebbe stato impossibile appassionarsi ad altro. La fortuna, e tanto allenamento, mi hanno permesso di diventare un professionista, ma ho sempre pensato di volermi iscrivere all’università.”

Un ultima domanda: cosa consigli a tutti i ragazzi che muovono i primi passi nel mondo dello sport?

“Di non mollare mai e di non montarsi la testa! Lo dico per esperienza personale: fino a qualche anno fa ero davvero uno scemo, non mi rendevo conto della grande opportunità che la vita mi stava mettendo a disposizione. Ho capito i miei errori, ed ho deciso di mettere la testa a posto. Nello sport è fondamentale, oltre la tecnica, il sacrificio e soprattutto il rispetto per se stessi, per i compagni di squadra ed anche gli avversari!”

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“Noi sportivi più in vista dobbiamo dare il buon esempio e far capire ai ragazzi che non esiste distinzione tra chi è bianco o nero”

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