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Dietro le parole

di Gennaro Santarpia

Numero 186 - Marzo 2018

L’abbiamo ammirato sul palco del Festival di Sanremo, dopo tanti anni di carriera ha ancora molto da raccontare: viaggi, sogni, amore… e Roma


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Luca Barbarossa, romano “de Roma”, inizia il suo lungo percorso nel mondo della musica come artista di strada. Stiamo parlando di un bel po’ di anni fa, infatti, ne è passato di tempo da quando era un ragazzetto col sogno della musica che suonava un repertorio folk americano e i classici dei cantautori italiani a Piazza Navona. Nel 1980 viene notato da Gianni Ravera, che lo invita a partecipare al Festival di Castrocaro. In quell'occasione Barbarossa presenta il brano “Sarà l'età”, firmando il suo primo contratto discografico con la Fonit-Cetra. Come vincitore di Castrocaro partecipa di diritto al Festival di Sanremo 1981 con “Roma spogliata”, riscuotendo un buon successo e classificandosi a sorpresa al quarto posto e primo tra i giovani (Luca scrisse questo brano sui banchi di scuola durante l'ora di italiano). A settembre di quello stesso anno esce il suo primo e omonimo album, Luca Barbarossa, prodotto da Shel Shapiro, dove vanta la partecipazione di Antonello Venditti e da cui viene estratto il 45 giri “Da stasera”. Nel 1988 la sua popolarità aumenta incredibilmente, con una nuova partecipazione a Sanremo. Sul palco dell'Ariston presenta “L'amore rubato”, una canzone che tratta senza remore il tema della violenza sessuale, e che gli vale il terzo posto, e più avanti il primo posto in classifica. Luca ricevette in diretta televisiva i complimenti da Franca Rame e Dario Fo, che gli inviarono un telegramma. Da quel momento, Luca Barbarossa è diventato un punto fermo della musica italiana, e rappresentante di un cantautorato fatto di satira, denuncia e vita vera. Durante la sua carriera, Barbarossa, si è dilettato anche nella recitazione. Ricordiamo che tra il 2008 e il 2010, è stato protagonista con l'attore Neri Marcorè di una tournée teatrale intitolata “Attenti a quei due”. Ancora, dal gennaio del 2010 è il conduttore di Radio 2 Social Club, programma di Rai Radio 2 ambientato in un immaginario locale dove si chiacchiera, si gioca e si fa musica, Barbarossa è stato affiancato nel corso degli anni da Virginia Raffaele, Paola Minaccioni, Lucia Ocone e Andrea Perroni. Il mese scorso l’abbiamo rivisto sul palco dell’Ariston con una canzone che ha messo tutti d’accordo, pubblico e critica, “Passame er sale” è già diventato un successo. -taglio- Partiamo subito dal brano che ha portato sul palco dell’Ariston; perché la scelta di un testo in dialetto?

“Beh, il romano non è una lingua, come può esserlo il siciliano il piemontese, questo è un dialetto che vuole ‘includere’ e che è comprensibile a tutti. Ho scelto la strada del dialetto perché il racconto delle storie è molto intimo e il romano è la lingua dell’intimità, il linguaggio che usi quando scherzi con gli amici, è il suono dei vicoli, delle strade della tua città, dove sei cresciuto, dove hanno vissuto i tuoi genitori e i tuoi nonni. Insomma, il suono che hai da sempre ascoltato. Poi Roma è ‘de tutti’ perché la bellezza è di tutti, e dobbiamo in qualche modo preservarla, far sì che tutti ne possano godere. A Roma ci si nasce e si è romani, ma romani si diventa anche, arrivando da fuori, perché Roma è da secoli la città dell’accoglienza, è abituata da prima del nostro Paese ad accogliere gli ‘stranieri’.”

Perché parli di dialetto romano e non romanesco, come abitualmente si sente dire?

“Beh… come diceva il grande Alberto Sordi: ‘De Romanesco ce stanno solo i carciofi’, perché in realtà la lingua romana è più attuale, ed è anche più facile. Il romaesco ha una sua nobiltà e una sua storia, lo lascio alle grandi poesie e ai sonetti, era in un certo senso più lingua. Oggi, come dicevo prima, il romano è molto vicino all’italiano, è una lingua che si è molto ammorbidita da questo punto di vista, quindi preferisco dire che sono romano e canto romano, così come un milanese parla il milanese non il milanesco (sorride, ndr)”

Che differenze, anche sociali, ci sono tra la Roma di cui cantavi un tempo e quella di oggi?

“Roma è talmente grande nella sua storia e come patrimonio culturale universale, che le vicende di noi umani di passaggio viste nell’arco di una storia millenaria fanno anche un po’ sorridere, e a volte fanno pure piangere come in questo periodo. Anche con ‘Roma -taglio2- spogliata’, con la quale avevo esordito a Sanremo a diciannove anni, c’è sempre quel rapporto di amore-critica nei confronti di noi romani. A prescindere da tutto io sono innamorato di Roma, e dell’Italia in generale, di questa ricchezza patrimoniale d’opere d’arte e paesaggistiche e quindi credo che questa sia una nostra risorsa, per cui noi romani dobbiamo vigilare su questo, dobbiamo migliorare il nostro atteggiamento nei confronti della città, sentire che il bene pubblico è ancora più privato del bene privato.”

Lei ne ha fatti tanti di Festival, com’è stato questo del 2018?

“In realtà non amo fare paragoni, il Festival è il Festival sempre e comunque. Certo, col passare degli anni cresce la consapevolezza, ma io amo Sanremo anche per l’esperienza in toto: quell’aria che si respira in quei giorni è una droga naturale! Conoscere nuovi talenti, scambiare pareri con gli altri colleghi, giornalisti, persone...”

Oltre ad essere cantautore, conduce da qualche anno anche un programma radiofonico, si aspettava di riuscire così bene come speaker?

“In realtà prima dell’occasione che mi è stata concessa da Radio 2, avevo già lavorato in radio, ma da otto anni questo programma mi permette di fare qualcosa di nuovo e di vivere la musica in modo diverso. Anche se forse il pubblico del programma è diverso da quello che viene ad ascoltarmi ai concerti. L’importante che piaccia, io amo quel che faccio e spero di riuscire a trasmettere questo entusiasmo.”

Quando partirà il tour?

“Il nuovo tour parte il 16 marzo a Bari, anche se ancora non siamo riusciti a fare grandi prove con il gruppo. Lo spettacolo è in due parti, due atti veri e propri. Nel primo le canzoni del nuovo album, e pezzi parlati, poesie, racconti. Nella seconda parte le canzoni della mia storia musicale.”


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