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Creative Community

Dolceamara

di Lucia de Cristofaro

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Da più parti giungono grida di dolore per una creatività che appare sempre più inquinata da una società robotica e interattiva, con tendenze a facilitarsi la vita con semplici copia e incolla, dove non vi è nessun impegno per la mente. Eppure l’idea di facebook e dei social in generale, parte proprio da una condivisione di pensieri, e quindi di idee plurime e originali, ma soprattutto di una comunicazione partecipata con fruitori attivi e non passivi.


Ahimè, però, tale comunicazione appare ormai ridotta ai minimi termini e gli utenti della stessa si esprimono più per frasi già dette, le famose citazioni, che per il loro pensiero semplice, ma di sicuro originale. E allora cosa fare per recuperare l’uomo al processo creativo? Beh, di sicuro il primo passo è iniziare a cercare di capire cos'è la creatività: qualcosa che è già scritta nei geni di alcuni individui... oppure è comune a tutti ma deve essere coltivata in modo particolare… o ancora è semplicemente la somma delle nostre esperienze... e infine, è solo frutto di semplice casualità... questi alcuni dubbi sul segreto del processo creativo. Ma se osserviamo da vicino come alcune persone, piccole o adulte che siano, riescono a trovare soluzioni impensabili ai più, a delle problematiche proposte, ecco che ci rendiamo conto che la creatività è un insieme di componenti: genetica, memoria personale, conoscenza e, anche, causalità. Come in un grosso pentolone tutte questi fattori si mescolano nella mente del creativo, facendolo così giungere all'idea finale, l’idea che ancora non c’è. Un’idea capace di realizzare innovazioni tali da avere risonanza sociale. -taglio- In che modo l’intelletto giunga a tali idee non è ancora chiaro, ciò che è certo è che mentre una persona intellettualmente dotata non è detto che sia creativa, di sicuro un creativo ha anche una intelligenza molto perspicace. Ciò che si potrebbe ipotizzare è che le idee nascono per una associazione anomala tra ciò che sappiamo e ciò che cerchiamo di risolvere, tale associazione può far giungere a soluzioni “bizzarre” di un problema, che però funzionano. Soluzioni che non appartengono solo al campo dell’arte, bensì a tutti i campi umani. Nessuna scoperta scientifica o medica sarebbe stata possibile senza un’intuizione creativa e così per tutti gli altri campi che hanno consentito il progresso dell’umanità. Quindi non solo osservazione e deduzione nel processo scientifico, ma anche immaginazione. Pensiamo a Einstein, che a sedici anni già si chiedeva cosa avrebbe visto se fosse riuscito a correre più della luce, o la struttura a doppia elica del DNA individuata da Francis Crick e James Watson dopo costruzioni fatte con modelli di cartone e fili di ferro cui affiancavano i dai scientifici. -taglio2- L’immaginazione dunque fulcro della scoperta è degna compagna della creatività, un terzo occhio invisibile che partendo dai ricordi, dalle conoscenze acquisite, dà il via al processo immaginario, necessario alla fase creativa. Non credo quindi che si possa affermare che la creatività sia morta, ma che spesso non è supportata nel modo giusto, affinché le nuove generazioni continuino a coltivarla, facendosi domande, ponendosi quesiti sul mondo e immaginando un futuro non stereotipato, ma in continua evoluzione. Forse il segreto evolutivo sta proprio nel coltivare e incentivare la creatività con dei concreti programmi di sviluppo messi in atto dalle comunità locali, a sostegno delle capacità individuali nell'arte, nella cultura, nel design, nell'impegno civile e nel settore economico, affinché possano diventare patrimonio comune quelle idee personali e originali del creativo, che diventerà parte attiva della comunità. Un po’ di anni or sono molti studenti innalzavano cartelli con scritto: “Riconquistiamo la fantasia”, quella scritta ancora oggi va innalzata per ridare al mondo l’unico potere realmente utile a tutti, ovvero quello dell’immaginazione.

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