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Consapevolezza

di Angelo Luongo

Numero 181 - ottobre 2017

Con le sue note riesce ad incantare tutti, un artista che ha le idee molto chiare e che, nonostante la quotidianità della vita, viaggia tra le emozioni ed i sentimenti attraverso la musica


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Pianista e compositore, Remo Anzovino, è un artista che si divide tra lo studio di registrazione e lo studio legale, dove esercita la professione di avvocato penalista. È considerato fra gli esponenti più affermati e innovativi della musica strumentale contemporanea ed è recentemente entrato nella grande famiglia degli Yamaha Artist. Il 29 settembre è uscito il suo quinto album “Nocturne”, che arriva a distanza di 5 anni dal precedente disco in studio ed è il primo con Sony Music, su etichetta Sony Classical. Anzovino ha composto le musiche per i maggiori capolavori del cinema muto (più di trenta pellicole) collaborando, con le più prestigiose cineteche e partecipando con colonne sonore di sua composizione ai principali Festival e rassegne internazionali. Questo nuovo lavoro discografico album è una composizione di carattere appassionato e romantico, di durata breve, di suggestiva immediatezza con il quale l’artista ha scelto di narrare storie e descrivere emozioni. -taglio-

Partiamo subito dal tuo nuovo disco, "Nocturne": come si struttura e da dove deriva il titolo?

“È un viaggio musicale proiettato dentro ognuno di noi, un insieme di musiche che cercano di mettersi in connessione con gli altri, con la loro vita e con la necessità che ognuno di noi ha di pensare a sé stesso creandosi uno spazio per sé e per i propri pensieri interiori. Sentivo una necessità quasi passionale nel descrivere l’essere umano e ho pensato di dare una forma, che è quella appunto del notturno. È un romanzo che dura il tempo di una notte, quella notte che cambia la vita, ma non necessariamente perché succede qualcosa di speciale.”

Nello specifico, quale sfera emotiva speri di toccare nei tuoi ascoltatori?

“Sicuramente le corde emotive della consapevolezza, soprattutto dei propri difetti e dei propri errori. Quella consapevolezza che ti porta ad essere indulgente verso gli altri. Si parla della tolleranza fra esseri umani, come riuscire a stare insieme tollerando le nostre differenze ma soprattutto cercare di guardarci dentro. È un disco volutamente lontano dalle apparenze, ma che fa brillare di luce propria i contenuti più veri che gli esseri umani hanno. È una musica che parla dell’osservazione degli altri: di un compositore, di un pianista, che da un lato con gli occhiali dell’avvocato penalista vede determinate storie, ma le stesse storie le analizza anche con gli occhi del musicista.”

Come riesci a conciliare e a far convivere le due facce della medaglia, il ruolo di avvocato e di musicista?

“Personalmente è molto semplice, basta avere un piano forte e organizzato. Poi utilizzo, come dicevo prima, due paia di occhiali, uno per lo studio legale e l’altro per quello di registrazione: questo gesto, che sembra semplice e anche un po’ banale è l’unico modo che io ho per cambiare, -taglio2- ovvero per passare da un mondo all’altro.”

Hai mai avuto un punto di riferimento o comunque una fonte di ispirazione per la tua musica?

“Sono sempre stato onnivoro di musica: dalle sinfonie del cinquecento, passando per il risorgimento ad oggi, mi è sempre piaciuto spaziare tra gli universi musicali. Sicuramente sono colpito dall’innovazione, mi hanno sempre attirato i riformisti.”

Cosa è cambiato in te, stilisticamente parlando, dalla pubblicazione del primo album, "Dispari", nel 2006 a quest'ultimo?

“Beh, prima di tutto sono cambiato io, non sono più quello alle prime armi ma ho maturato un certo grado di esperienza, e di fatto la mia musica si è evoluta così come mi sono evoluto io. Quello che non ho mai cambiato è l’idea di partenza.”

Cosa ti manca per completare il tuo percorso professionale, già ricco di soddisfazioni?

“Quello che faccio mi piace talmente tanto che è esclusivamente un modo per migliorarmi, per correggere i miei errori, attraverso la ricerca di nuove collaborazioni, nuove melodie, per arrivare ad allargare i miei orizzonti musicali. Quello che ho intrapreso è stato un percorso vero che ho costruito coi miei tempi, perché sapevo di avere un’unicità nel mio linguaggio e che lavorare sulle caratteristiche intrinseche del linguaggio avrebbe comportato del tempo. Bisogna credere nel proprio linguaggio, proprio per non assomigliare a nessuno!”

Quando avranno i tuoi fan la possibilità di vederti dal vivo?

“Molte date sono state già annunciate. Su tutte, comunque, ci tengo a ricordare quella del 20 novembre a Roma, del 22 a Verona e del 26 a Milano. Vi aspetto!”





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