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Armando De Stefano

di Joanna Irena Wrobel

Numero 179 - Luglio-Agosto 2017

Un vivace ed erudito narratore, un eccezionale disegnatore dal tratto netto e senza compromessi, un pittore dalla pennellata unica e visibile...


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Un vivace ed erudito narratore, un eccezionale disegnatore dal tratto netto e senza compromessi, un pittore dalla pennellata unica e visibile, pensata, progettata e mai azzardata, un artista di contrasti rapidi e di colori acuti, un Maestro dell’arte contemporanea, che ha contribuito alla formazione di intere generazioni di artisti napoletani. Armando De Stefano è nato a Napoli nel 1926. Dal 1950 al 1992 ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Tutta la sua carriera artistica è indissolubilmente legata alla propria città, ma lo sguardo dell’Artista rimane sempre rivolto verso gli orizzonti dell’arte europea e quella al di là dell’oceano. L’Arte di De Stefano, pur rimanendo tradizionale nella forma e nello stesso tempo eccezionale nei contenuti, è caratterizzata da una inconfondibile impronta figurativa. La grande ricerca stilistica, la molteplicità di tematiche storiche e sociali che affronta, la rendono universale. Il percorso artistico di Armando De Stefano, quasi sempre in ascesa, è caratterizzato da una serie di incontri fortunati e non sempre casuali (come quello con Francis Bacon), da una grande ricerca stilistica basata su scelte precise, come quella di citazioni volute della pittura classica (il brillio intenso di luce quasi caravaggesca), attribuiscono alla figura di De Stefano un riconoscimento speciale, creando intorno a lui una specie di mito, cosa assai rara nell’ambiente artistico, specialmente napoletano. -taglio- La narrazione pittorica dell’Artista partenopeo trova una insolita espressione nei molteplici cicli di opere (dedicati a Marat, Masaniello, Odette e Jolly, Mercato di Miti, L’Eden degli esclusi, Dafne, Chameleons, per citarne solo alcuni), concepiti come una serie di dipinti che ritornano su un unico tema, nel tentativo di raccontare storie intricate e complesse, tessere le trame prendendo gli spunti non solo da miti o dalla storia, dagli avvenimenti del passato, ma per cogliere e dare risalto alle continue e ineluttabili metamorfosi e cambi epocali, nel tentativo di dare voce, anche ai deboli ed agli esclusi, vittime di soprusi e quotidiane ingiustizie. L’ultimo progetto artistico di Armando De Stefano intitolato “Ombre”, rimanda alla raccolta di versi poetici “Elogio dell’ombra” di José Luis Borges. L’Artista confessa di aver letto tutto dell’autore argentino, nato a Buenos Aires e morto a Ginevra nel 1986 e di esser stato attratto, da sempre, dalla vita stessa di Borges e della sua vicenda umana, legata alla progressiva perdita di vista. Un evento traumatico, che gradualmente diventa un’esperienza che modifica lo sguardo sul mondo: un mondo, che negli anni, diventa solo un mondo di ombre. Le coincidenze tra la poesia di Borges e la pittura di De Stefano, non si possono considerare casuali. Entrambi Artisti pensano al tema dell’Esistenza come ad un cerchio che dal visibile e reale, porta all’Invisibile: dalla concretezza si va alla sua ombra, che -taglio2- può essere un sogno, un ricordo, una confusa immagine, in un gioco di prossimità e di reminiscenze. Vedere ombre o di vedere nelle ombre o attraverso le ombre, svela le nuove prospettive, immagini lievi e metamorfiche che sembrano venir fuori dall’ombra della storia di ieri e di oggi. Le tele di Armando De Stefano sono popolate da uomini, giganti sofferenti che abitano una terra a dir poco inquieta. Ornati da strambi copricapi, che siano essi le tube, cappelli dalle strane fogge, serpenti che si dimenano o rigidi elmi lucenti, hanno volti scavati dai nasi arguti e bocche che urlano, o tacciono per sempre. La tela “Borges e i suoi compagni” ne è un esempio emblematico; rivela il pathos dell’impianto scenico, una vera pièce teatrale, dove il poeta argentino, accecato ma vigile, bastone alla mano, lo sguardo vuoto di pupille ed atteggiamento di sfida, si volge verso di noi che lo scrutiamo con sentimento di pietas. La raffinata produzione pittorica di De Stefano, negli ultimi tempi, connota una marcata tendenza alla sottrazione, alla sobrietà ed eleganza di media artistici e nello stesso momento, all’amplificazione di contenuti, privilegiando temi sociali e di denuncia. Le opere del Maestro, ormai novantenne, diventano un inno polifonico alla memoria, in cui la vera protagonista è la Storia, spesso ammantata dal purpureo mantello con l’elmo che le incornicia il volto appena accennato.


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