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Alexander Fleming

di Alfredo Salucci

Numero 189 - Giugno 2018

Alexander Fleming - La storia di Alexander Fleming, lo scopritore del lisozima e della penicillina, ha qualcosa di speciale: una vita dedicata allo studio, alla ricerca e agli altri...


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La storia di Alexander Fleming, lo scopritore del lisozima e della penicillina, ha qualcosa di speciale: una vita dedicata allo studio, alla ricerca e agli altri. Fleming nasce a Darvel, una zona rurale della Scozia, il sei agosto del 1881. La sua era una famiglia numerosa, i genitori erano agricoltori, terzo di quattro figli, trascorse i primi anni della sua vita a contatto con la natura. All’età di cinque anni frequenta una scuola rurale, poco lontano dalla fattoria paterna, poi frequenta la scuola di Darvel, infine all’età di quattordici anni si trasferisce a Londra per raggiungere i fratelli, qui segue i corsi alla Polythecnic School, i risultati sono modesti. Inizia a lavorare come impiegato in una compagnia di navigazione, ma anche il lavoro non lo soddisfa, così decide di investire i soldi di una eredità ricevuta, circa 250 sterline, per iscriversi all’Università, alla Facoltà di Medicina presso il Saint Mary’s Hospital di Londra. -taglio- Non avendo frequentato le scuole secondarie dovette sostenere un esame di ammissione che superò in modo brillante, tanto da risultare il primo degli aspiranti all’accesso alla facoltà. Per le sue evidenti capacità, nonostante non avesse una buona cultura di base, non provenendo da una famiglia colta e non avendo fatto studi al proposito, nel 1906 divenne allievo di Almroth Wright, in quel periodo uno dei maggiori batteriologi. Nel 1908 Alexander Fleming sì laureò in medicina e ancora una volta risultò il primo del suo corso di laurea. Fleming e Wright continuarono a collaborare, fra loro si era instaurata una stima reciproca. Con lo scoppio della prima guerra mondiale Almroth Wright fu inviato in Francia per organizzare un centro di ricerca a Boulogne-sur-Mer, il collega che portò con sé fu Fleming. L’esperienza fatta fu notevole; le ferite dei soldati erano tutte infette e nonostante l’uso massiccio dei rimedi all’epoca utilizzati i risultati erano molto scadenti. Fleming dimostrò che gli antisettici usati non avevano nessuna efficacia, soprattutto quando venivano utilizzati per le ferite profonde, un luogo che questi presidi non riuscivano a raggiungere. Da questi studi Fleming e Wright capirono che bisognava stimolare le difese immunitarie del corpo. Fu un’intuizione molto rilevante che portò alla prima scoperta importante: il lisozima. Fra i vari esperimenti che conduceva, Fleming un giorno notò che dove aveva messo il suo muco nasale su una capsula di Petri, un recipiente utilizzato per la crescita di colture cellulari, non c’era crescita di batteri, ne dedusse che questa secrezione doveva necessariamente contenere qualcosa che impediva la moltiplicazione dei microbi. La scoperta fu -taglio2- casuale ma aprì la via a nuove sperimentazioni e alla scoperta del lisozima un enzima presente in molti liquidi come lacrime, saliva, ecc., avente la capacità di lisare, ossia disgregare alcuni batteri. Ma la scoperta che fece fare un grande passo in avanti alla medicina fu la penicillina. Nel 1928 Fleming notò nel suo laboratorio una capsula di Petri coperta di muffa, la cosa importante era che dove c’era la muffa non c’erano batteri. Questa muffa riusciva a distruggere stafilococchi, streptococchi, bacilli della difterite e il temutissimo carbonchio. Studiando il tipo di fungo scoprì che si trattava del Penicillium Notatum. La scoperta era estremamente importante, ma non fu possibile sintetizzare la sostanza per scopi terapeutici. A questa scoperta si interessarono due studiosi di Oxford, ricercatori della Sir William Dunn School: Howard Florey e Ernest Boris Chain che cercarono di produrre questa sostanza in quantità sufficienti per poterla utilizzare a scopi terapeutici, ma senza riuscirci. Questa cosa fu possibile solo quando in seguito allo scoppio della seconda guerra mondiale si avvertì l’esigenza di avere una terapia efficace per fronteggiare la drammatica situazione dovuta all’aumento di malattie infettive sia tra i soldati sia tra i civili. La penicillina doveva essere necessariamente prodotta. Fu così che le case farmaceutiche più importanti dell’epoca riunirono i loro sforzi in una ricerca comune che portò alla produzione della penicillina, un farmaco che avrebbe salvato tante vite umane. Nel 1945 Alexander Fleming fu insignito del Premio Nobel per la medicina, a riceverlo in quell’anno furono anche Howard Florey e Ernest Boris Chain.





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